giovedì 22 luglio 2010

Dalle mensole all'olio di Puglia



Dalle mensole all'olio di Puglia
by maxtraetto (26/08/2006 - 11:08)
C'era una volta una parete che necessitava del maggior numero di mensole possibile.
Le faccio così... cosà... o... boh!
Per trasportare le bobine di cartaper le rotatine, facendo in modo che occupino meno spazio possibile, vengono distese e sovrapposte e per evitare che si deformino, tra una e l'altra viene posizionete una tavola, di solito lo scarto di produzione di fabbriche che producono pannelli di truciolato di legno, rivestite e no. Le bobine in questione hanno un diametro di circa un metro quidi le tavole sono quadrate con il lato della medesima misura.
Mi piace la "rifiutilità", perciò da dove far nascere le mensole?OK! Le tavole ci sono.
Ora devo fare dei reggimensola.
Per trasportare le merci vengono usate delle pedane di legno.
Come dicevo, la "rifiutilità" per me, dovrebbe essere obbligatoria, quindi smonto delle pedane di scarto e ne faccio dei pezzetti di quattro cm. per quindici e li avvito a triangolo.
Ecco i reggimensola.
Un po' di colore mordente per legno, giallo, ne tingo sei, aggiungo del rosso e altre sei diventano arancioni. Rovescio la bustina del rosso nell'acqua e un'altra mezza dozzina diventa color tramonto, con un pochino di nero, altrettante diventano color bronzo. Blu, solo due, la polvere non si scioglie bene.
OK! Tutto pronto.
Franco, domani le montiamo, che dici?
Va bene pà.
Prendiamo le misure, ho un mal di testa terribile, le ferie stanno finendo, dopo il tempo sarà pocoquindi, mando giù un analgesico e... al lavoro.
Monta e buca, fora e avvita, le due più in alto, poco più di due metri, a causa della friabilità dell'intonaco, risultano leggermente inclinate.
- Franco,quasi quasi le rimontiamo megglio.
- Ma pà, che fà, vanno bene!
- E dai, cinque minuti in più o in meno. Vai.
Svito la prima vite e... acqua!
Oh c.....! Devo aver preso un tubo, vado di corsa a chiudere l'acqua.
Orizzontalmente, sulla stessa linea smonto un altro reggimensola... acqua!
Ma che ci fa un tubo, nella parete che separa il soggiorno dalla camera dei ragazzi, proprio dove volevo mettere un ripiano?
Il tubista che ha realizzato l'impianto di riscaldamento, è un amico dei proprietari ed è anche della stessa età, poco più di settant'anni,mi disse che i tubi passavano tutti appena sotto al soffitto.
Probabilmente, questo è stato l'ultimo ad essere inserito e non ce la faceva più ad arrivare così in alto.
Va bene!
Dopotutto, il primo giorno che entrai in questa casa, lui stava ancora ultimando la sistemazionedei sanitari del bagno mentre io già montavo i pensili della cucina.
- Mast' antò, posso fsrare qui per appendere la cappa?
- Vai tranquillo! E si affaccia sulla porta .
- Buca, buca, tranquillo, lì non c'è niente.
TRRRRR! TRRRR! TRRRR!... Acqua.
- mast' Antò, ma non dovevo stare trenquill- Mi sà che hai preso il tubo di carico dello sciacquone del bagno , (il bagno si trova dall'altra parte della parete).
Chiamo Angelo'mbroglione come già feci allora, per riparare i tubi.
Franco sale, lascia la porta aperta, io rimango una rampa di scale indietro, racconto ad angelo che è successo,finisco le scale, entro e chiudo subito la porta altrimenti il gatto scappa. Si chiama antonio Gramsci, il gatto non la porta.
Martello e scalpello, allargo il foro per permettere la riparazione.
La parete è sottile, cade una mollica di calcinacci, dall'altra parte, sulla vetrina del soggiorno, ricoprendo di polvere i ninnoli provenienti da tutto il mondo. Sono capaci di attirare la polvere in un modo incredibile, sospetto che prorio la loro alta concentrazione abbia attirato i calcinacci.
Acqua sulla parete ed a terra, sommata alla polvere, tanta polvere, diventa CIACCIO.
CIACCIO di qua, CIACCIO di là, un casino che il traforo in Val di Susa non potrà nemmeno imitare.
Riparazione conclusa, angelo adorabile,nonostante tutto avvenga digiuno, alle tredici e trenta di domenica, non mi chiede nessun compenso, anzi è dispiaciuto per il lavoro di sistemazione che mi attente, tra l'altro voglio sistemare prima del rientro di Silvi.
Franco ed io ci mettiamo, con aspirapolvere, scopa, paletta, secchio e straccio, in due tiratissime ore, sistemiamo tutto.
Spalle al divano, ci lasciamo andare e crolliamo nel suo riposante abbraccio.
Un secondo... due secondi...
- Gramsci addò stà?
- Prima era qua1
- Graaaamsci! Graaamsci!
non c'è. sul balcone? no
- Guarda nel tuo armadio che io guardo nel mio
- Pà, qui non c'è.
Sul terrazzo... non c'è.
Scendiamo in strada con la busta dei croccantini, riconosce il suono quando la agitiamo. Niente!
Sconsolati rientriamo.
Torna Silvi. Non vi dico. Poverina, del danno alla parete non gli frega per nulla. Prima che rientrasse ho tappato le voragini.
E' disperata per il gatto, così come lo è Franco, entrambi hanno le lacrime agli occhi. Insieme scendiamo nuovamente. Niente.
La signora Armida si affaccia e domanda che succede. Silvi le racconta e, anche lei si dispera, adora i gatti e ne ha uno in casa.
Passiamo una notte di merda, (ogni tanto mi sveglio e mi affaccio per accendere la luce delle scale).
La mattina successiva mi incontro con mio fratello in visita dagli Stati Uniti, è arrivato da alcuni giorni con la sua Kim.
Con Franco andiamo alle grotte di Pastena, come mi aspettavo, Marco e Kim vengono colti in pieno dalla magia del luogo. Bella la strada che ci conduce lì, bello fuori dalle grotte, bello dentro le grotte.
E pensare che a causa del brutto tempo non volevo più andarci. fortunatamente è difficile che mi avvilisca. Infatti, la sorte, una volta che si accorge che del clima non m'importa, lascia libero il sole e il cielo diventa blu.
La giornata prosegue bene.
Ci allunghiamo sulla strada che da Roccasecca va a Casalvieri, lungo il Melfa. Un paradiso, tredici chilometridi tranquillità e PACE.
PACE con il tubista, PACE com le mensole,PACE con Gramsci, PACE con il mio Franco distrutto, dal lavoro e dal dispiacere, PACE con Silvi. PACE.
Torniamo a casa stanchi ma... in PACE.
Si cena, io, Silvi, Marco e Franco, mio fratello e Kim. Tonino il giornalaio, che abita di frote a casa nostra,suona al citofono, a metà scaloppine, mmh! buone.
- Ol gatto è nel mio garage, dichiara quasi con giubilo, ma non si fa prendere.
Silvi zompa dalla sedia e come teletrasportata è in strada con Franco al seguito che reca con se la cassettina per trasportare i gatti.
Gramsci, finalmente, è tornato, continua la cena, lacrime di gioia e PACE.
La signora Armida ha il balcone dirimpetto a quello del nostro salotto.
- Il gatto è tornato? Chiede a Silvi.
- Si, ieri sera; quel fetente. Risponde la mia metà.
- Ah! meno male, ho penato tanto.
Bla... bla... bla... Ho una tapparella rotta in cucina, dice la signora Armida,proprio davanti al frigorifero, tra un po' si squaglia, stà sempre al sole.
- Faccio venire Massimo, mio marito,ribatte Silvi che intanto stava sistemando il balcone.
Io stavo cucinando, lascio le mansioni culinarie in mano a Silvi e vado. Prima, però, prendo un cacciavie, una pinza e una cassettina con chiavi di ogni fattezza e misura.
- Non è una cosa complicata, hanno utilizzato un cavetto molto grande, quando è tutto arrotolato occupa troppo spazio e blocca il rocchetto. Domani trovo uno più adatto e torno.
L'indomani, trovato il cavo, torno dalla dirimpettaia e in pochi minuti risolvo il problema, riposiziono il coperchio della tapparella e mi appresto ad andarmene.
- Non posso lasciarti andare così, senza sdebitarmi, avevo chiamato più persone ma dopo tanti, va bene, nessuno era ancora venuto.
- Effettivamente, anche io ho avuto qualche difficoltà a trovare il cavo della giusta dimensione, forse è per questo che...
- No! no! Dio ti ha mandato, dice l'anziana signora, mi hai tolto una spina che mi faceva arrabbiare così tanto, dimmi quanto ti devo.
Le porgo una guancia e le dico che un bacio è più che sufficiente. Mi abbraccia e si allontana.
Poso lo scaletto e metto un po' a posto, faccio per uscire - Tieni, questo è olio che produce mio fratello, è olio di quello buono, viene dalla Puglia.
- Ma no è troppo, ora sono io a doverle qualcosa, rispondo
- Prendi qua, questa l'ha portata mia figlia, dice porgendomi una bottiglia di Cannonau.
Oh! Questa sì, stasera, con i miei fratelli, facciamo una cena d'addio per salutare Marco e Kim che tornano in America, la berremo alla sua salute.
Commossa per il valore che assume una semplice bottiglia di vino, mi abbraccia nuovamente e ci salutiamo.
Esco con la borsa degli attrezzi, il vino, l'olio e... TANTA PACE.

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