domenica 18 settembre 2016

Somma d’istanti, distanti, di stanti.

Somma d’istanti, distanti, di stanti.
Sono un ciclo.
Sono un ciclo d’istanti.
L’istante non esiste, o meglio, l’istante ha la consistenza di un punto, quindi, non ha consistenza.
Due punti devono essere vicini per dare inizio ad una linea, due istanti devono essere vicini per dare inizio ad un tempo.
Quando gli istanti della mia vita hanno cominciato a formare la mia vita?
Molto prima che nascessi, è così ovvio.
Istanti attaccati tra loro erano già nella vita di chi mi ha generato e di chi ha generato loro.
Anche quando chi ha generato chi ha generato è morto, ha lasciato una sequenza d’istanti che non scompare nel nulla ma continua, sommandosi ad altre somme di istanti.
Ecco come mi spiego l’infinità di ogni singola vita, somma d’infiniti istanti, somma d’istanti infiniti, somma di distanti infiniti istanti che precede la nascita di ciascuno e continua dopo la morte di ciascuno.
Una vita, una retta.
Quindi, la somma d’istanti distanti di stanti ciascuno nel proprio tempo, quando si accostano, formano un infinito rettangolo?
Io, stante sul mio tempo incontro lei, stante sul suo.
Qui nascono altre vite che si sovrappongono alle precedenti.
Due rette sopra, due rette sotto e si forma un infinito, inesistente parallelepipedo?
Si.
No.
Come queste rette d’istanti distanti si incrociano, in un certo istante, divergono.
Quello che esiste, invece, è un biciclo auto pedalante, una bicicletta d’istanti che autoalimenta i propri movimenti, praticamente, un tandem di momenti fermi, tra loro lontani.
Rette, non più attaccate tra loro, o forse, non attaccate tra loro ma parallele anzi, che crediamo essere parallele ma che sin dall’inizio cominciano a divergere perché provenienti da traiettorie distanti, si allontanano in un istante di un istante, di un punto.
Oh! Oh! Ma se sono tutte infinite e ad un certo punto divergono vuol dire che divergevano da prima.
Ecco perché i nostri figli non sono nostri, ora l’ho capito, la differenza che c’è tra le vite è l’angolo di divergenza.
Tra me e Silvana, l’angolo di divergenza è praticamente impercettibile, le nostre vite sono state reciprocamente invisibili per una sequenza d’istanti molto breve quindi, prima che tornino ad essere reciprocamente invisibili dovrà passare una sequenza d’istanti molto lunga.
Ecco perché sembra un biciclo, osservato da fuori.
Due cicli talmente poco divergenti tra loro da essere vicini per un’infinita infinità di istanti.
Qualche tempo fa eravamo solamente poco reciprocamente percettivi in quanto troppo piccoli nella sequenza d’istanti che ci tiene qui; una volta affinata la vista ci siamo visti e ci siamo accorti che le nostre rette d’istanti non erano, poi, così distanti.