domenica 21 giugno 2020

Se sono così è anche per merito del Male

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Mi posso considerare un po' Peppiniello, il ragazzino che in "Miseria e nobiltà" ripeteva la frase: Vincenzo m'è padre a me: ecco perché.
Nel 1978, era febbraio, o forse marzo, da poco sedicenne tornai dai miei fratelli a Gravellona, mentre i miei genitori, lasciati soli a Minturno, cercavano, poi sapremo invano, di ricostruire una vita di coppia distrutta ormai da quelle cose che, una volta dette, non permettono di tornare indietro quasi sempre, o meglio, sempre.
A Gravellona erano rimasti Marco, Monica e Mauro tutti più piccoli di me mentre io avevo passato alcuni mesi da mio padre al sud, vicino ad uno dei miei fiumi, il Garigliano. Marco lavorava, faceva il "muleta" parola dialettale che definiva i lucidatori di caffettiere uscite da poco dallo stampo. Tornava a casa nero da capo a piedi, finanche sotto i vestiti.
Monica faceva la mamma. Cucinava e badava al nostro quotidiano, rassettando casa e non facendoci mancare abiti puliti, cosa veramente improba da realizzarsi  soprattutto con quelli di un muleta; il tutto, ovviamente, dopo la scuola.
Mauro era il più piccolo e andava a scuola, di lui ho pochi ricordi di quei momenti.
Io facevo lo zuzzerellone, non studiavo, non lavoravo, ero in un limbo che ora posso immaginare quasi vegetativo: facevo scorrere le giornate, una sull'altra, in attesa del ricongiungimento familiare che ci avrebbe allontanati da Gravellona.
In quel periodo, già appassionato di fumetti, trovavo sempre la 100 lire per comprare qualsiasi album disegnato da Magnus. Spesso nell'edicola che si trovava in "crociera", ci passavo solo per guardare cosa fosse uscito di nuovo. Rovistando trovai una nuova pubblicazione: il Male
  Il giornalaio, il ricordo ormai è fievole quindi non ricordo il motivo, me lo regalò così come fece per alcuni numeri successivi.
Finalmente la famiglia si riunisce, a Cellole, a ottocento chilometri dalle montagne che pensavo di mai lasciare.
Il liceo artistico divenne solo un ricordo durato pochi mesi.
Inizia l'estate e trovo lavoro al Toni Bar di Baia Domizia, località turistica divisa tra Cellole e Sessa Aurunca.
Guadagnavo un cazzo come tutti i ragazzini, nonostante le ottanta,  novanta ore settimanali, ma le poche lire necessarie all'acquisto de Il Male non mancavano mai.
‌Da Il Male a Frigidaire 
il passo fu breve, pur non abbandonando Magnus, Andrea Pazienza
  e  Stefano Tamburini 
divennero i miei nuovi idoli, non sempre comprendevo vignette e storie ma vedevo in quelle opere il coraggio dell'azzardo.
C'era un altro personaggio
 con grossi baffi che di tanto in tanto notavo, scriveva articoli che mi colpivano con parole che per me erano indispensabili ma che non trovavo altrove, chi era?  Vincenzo Sparagna.
 Non è che ricordi qualche articolo particolare ma quei baffi rimasero nella testa, in qualche posto, per un bel po'.
Passano anni, divento grande e con Silvana abbiamo due splendidi figli, allora di tre anni Marco e di sei mesi Franco e, tanto che facciamo, ciascuno con la propria storia, chi molto corta, chi un tantino più lunga,  veniamo a vivere a Minturno.
Ok! e allora?
Niente, è che vengo a sapere che il mitico Vincenzo
Vincenzo Sparagna
è nativo, guarda un po', proprio di Minturno.
Dapprima mi faccio coinvolgere dal forum Frigoforum, successivamente scrivo una cosa e la mando a Vincenzo e lui che fa? la pubblica sul forum, ne fui contento e glielo dissi chiedendogli di farmi sapere quando sarebbe venuto a Minturno che avrei voluto con piacere incontrarlo. Non veniva spesso ma in una delle occasioni mi chiama e ci incontriamo nella casa che fu del padre, artista eclettico, molto conosciuto ma non sufficientemente celebrato, secondo me, in questo bellissimo paese, se non con un premio letterario a lui dedicato, il premio "Cristoforo Sparagna", appunto.
La chiacchierata fu piacevole, dopo non ce ne sono state tante altre però tutte mi arricchirono molto. In uno di questi incontri mi invitò a visitare lo stand allestito al Comicon  di Napoli.
Che faccio, non ci vado? Ci vado, con Marco ormai grande. Incontrato Vincenzo mi presentava a chi incontravamo come: Massimo, scrittore.
Wow! Scrittore? io? Mi sembrava troppo lo feci notare a Vincenzo che mi disse: tu scrivi, quindi sei scrittore.
Non lo faccio per mestiere e probabilmente nemmeno lo potrei fare anche se effettivamente scrivo per diletto, prevalentemente sul mio blog,  però quelle parole di Vincenzo mi fecero contento.
Ecco perché: Vincenzo m'è padre a me.