domenica 22 febbraio 2015

Buon compleanno Franco


Quando scoprimmo di essere in attesa del nostro secondo figlio Silvana mi chiese:
- Preferisci maschio o femmina?
Risposi che era sufficiente che non fosse finto come i bimbi delle pubblicità (biondo e riccio).
Nacque che il biondo oro dei suoi ricci ancora non si vedeva, non aveva voluto farsi scoprire.
Era il 23 febbraio del 1992. Pochi giorni prima avevamo chiesto a suo fratello Marco quale sarebbe stato il nome che avrebbe scelto per il fratellino.
Senza esitazione alcuna disse: - Franco!
Il nome del nonno gli sembrò la risposta più naturale.
Biondo e riccio, diventa, ed è impossibile non innamorarsi di lui, dopotutto il nonno i suoi ricci li aveva già dati in eredità a Silvana, quindi il nome che viene proprio dal nonno non poteva che donargli gli stessi capelli.
Gli piaceva giocare da solo o passare le ore sul letto sfogliando "Topolino" che raccontava ad alta voce anche se non sapeva leggere.
Si faceva notare anche quando, con nostri amici in casa, gli veniva sonno.
Fin da molto piccolo se ne andava in cameretta a mettere il pigiama da solo, si presentava dove stavamo e ci ammoniva:
- Fate silenzio che ho sonno e vado a dormire.
Spegneva la luce, chiudeva la porta ed entrava nel mondo dei sogni.











  

In questa fotografia condividiamo momenti varicellosi 


Non si sporcava nemmeno per sbaglio, tornava dall'asilo con il grembiule lindo come quando l'avevamo vestito la mattina.
Molto timido non voleva mai ruoli di rilievo fin dalle recite alla scuola materna. Con un broncio lungo fino a terra si metteva dietro a tutti, aspettava che tutto finisse solo per dire:
- Andiamo a casa!
Grande infatti fu la meraviglia quando lo vedemmo su un palco cantare da solista.
Franco piccolino aveva lasciato il posto ad uno più forte e sicuro di se; non ripetè più performances di quel tipo ma nella pallavolo cominciò ad esprimere il meglio che poteva un ragazzino.
Comincia a giocare frequentando la squadra giovanile del Minturno insieme a Marco, poi da solo continua e ottiene ottimi risultati, vincendo il torneo delle province se ne va a rappresentare Latina ad Alassio dove con la squadra arriva al 7° posto

Dopo tanto lavoro ottiene un posto nella selezione laziale e partecipa al campionato fra regioni in Sardegna dove io e Silvana lo seguiamo colmi d'orgoglio.
Vince e, insieme ai compagni, diviene campione nazionale under 16.
Una delle più grandi emozioni: vederlo sfilare con i compagni e come sottofondo l'inno nazionale.
 I miei tesori
Qui in Sardegna durante una pausa e nel momento in cui abbraccia un compagno dopo aver vinto il torneo, il Franco solitamente poco incline a lasciar trasparire le sue emozioni, si lascia andare. Un lavoro di allenamenti durato molti mesi con trasferte chilometriche, si concretizza in un pianto che fece piangere a dirotto anche me.
Franco a 8 anni, insieme ai cugini con vestiti di carta realizzati con l'aiuto di nonno Franco e quando diventa maggiorenne

Ora sta a Bradford, in gran Bretagna, insieme a Erika, cerca nuove opportunità.
Sono al contempo felice e triste. Mi mancano quelle sue battute sarcastiche che qua mi facevano quasi incazzare ma che ora fanno notare un  vuoto che colmo grazie a Skipe.
Oggi compie 23 anni. Sembrano a volte pochi e a volti tantissimi. Sembra ieri che correvo in auto dalla tipografia dove lavoravo fino alla clinica di Aversa dove è venuto al mondo e mi sembra passato un secolo da quando lo tenevo in braccio cullandomi tra i suoi ricci.
Caro Franco, ti auguriamo Buon Compleanno, amiamo te e ogni tua scelta.





venerdì 13 febbraio 2015

L’Incantastorie e l’Altavantilena




Il sole sul volto.  Acceca e ghiaccia.
Non si spiegava come mai, se di notte senza il sole faceva freddo al mattino, il suo sorgere, animava l’aria e la gelava, se possibile, ancor di più.
- D’estate no! Diceva.
La schiena al muro,  le gambe stese e divaricate; questa era la posizione che assumeva per liberare i bruchi.
Apriva le noci e raccontava, a nessuno e a chiunque volesse ascoltare.
Le apriva alla ricerca di bruchetti da liberare e raccontava ciò mentre , piano, piano, menava un sasso per rompere i gusci. Come ricompensa, i gustosi gherigli.
Passando gli regalai uno schiaccianoci, nel ringraziare disse:
- Che bel libera bruchi!
E via nel suo racconto su come e perché i bruchi non stanno bene al buio di una noce chiusa e della sua opera di bruchevasione.
L’Incantastorie camminava tanto e mi spassavo nell’ascoltarlo.
Non sempre si capiva di cosa parlasse. Dapprima riconoscevo nome, luoghi e quale era il clima ma il tempo di fermarmi a sedere accanto a lui fuori dalla bottega per accendermi una sigaretta e perdevo quel filo che solo lui vedeva.
Alte volte, nel percorrere la salita che porta al centro storico, mi affiancavo a lui e se non parlava, gli offrivo l’occasione per farlo; bastava poco. Era sufficiente chiedergli perché un tizio avesse quel soprannome e con le sue storie, a passo lento m’incantavo.
Sapendo che c’era un amico che doveva liberarsi di una vecchia bicicletta, andai a prenderla.
Impolverata ma non arrugginita ne sostituii copertoni e camere d’aria.
Il giorno dopo la portai all’Incantastorie.
Gli occhi gli si illuminarono, nessuno gli aveva più permesso di pedalare dopo che, per un malore, cadde in un fosso a bordo strada..
- E’ tutta colpa delle medicine. Disse.  Non litigo con nessuno quando le prendo ma ci son volte che non capisco dove sta il sopra e dove sta il sotto.
- Va bene. Risposi. Quando ti accorgi che sai dove stanno il sopra e il sotto, la prendi e ti fai un giro.
Mi abbracciò con quello sguardo che ha chi prende le medicine, quando guarda lontano come se avesse visto chissà cosa e mi raccontò di quando voleva inventare un’altalena che andava solo avanti. Non ci riuscì; quando i ragionamenti si complicavano tra calcoli e liste di materiali, fermava i pensieri e si metteva in cammino o a liberare bruchi.
- Ma a pensarci bene, questa è l’altalena che va solamente avanti. Insistette indicando la bicicletta. Quindi non la chiamerò bicicletta ma altavantilena.