lunedì 9 novembre 2020

Kamala Harris, vicepresidente USA

Forse, un domani, ci si renderà conto che, da quando chi ricopre l'incarico di vicepresidente è una donna, la situazione generale è migliorata. Solamente in quell'occasione si potrà dire che ci voleva proprio una donna a ricoprire quell'incarico.

 Fino ad allora, una persona ricoprirà quel ruolo e, non essendo molto fiducioso nell'altruismo di chi sta ai vertici della politica, che sia un uomo o una donna a ricoprire il ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti d'America, non mi entusiasma più di tanto, anche perché qualcuno potrà considerare esagerati i cambiamenti, come quelli fatti in tema di sanità da un altro primo nero.

Ogni papa è il primo in qualcosa, che si tratti della provenienza, del colore degli occhi, del numero di scarpe o del ruolo ricoperto fino alla sua elezione non importa, l'importante è sottolinearlo nei propri articoli. Così è per presidenti o vicepresidenti, il culo dell'occasione che ci presenta l'elezione del presidente USA di quest'anno, con un vicepresidente con tutte le carattetistiche della signora Harris, lo vedo un tantino pilotato.

Non che non mi faccia piacere, cazzarola, anche perché sono convinto che chi appartiene a categorie solitamente poco considerate, per emergere in qualsiasi ambito, debba farsi un mazzo doppio, se non quadruplo, per vedere riconosciuti i propri meriti, ma ai livelli della signora Harris, vi si arriva squoiando e illudendo non poche persone.

Vedremo, ma non mi illudo, nemmeno un pochino, mi informerò meglio sulla persona che è diventata vicepresidente degli USA senza farmi condizionare dal genere a cui appartiene.

domenica 21 giugno 2020

Se sono così è anche per merito del Male

Prima di leggere ti chiedo di firmare la petizione attivata per salvare Frigolandia cliccando QUI.
Grazie se lo hai fatto e anche se non lo hai fatto.


Mi posso considerare un po' Peppiniello, il ragazzino che in "Miseria e nobiltà" ripeteva la frase: Vincenzo m'è padre a me: ecco perché.
Nel 1978, era febbraio, o forse marzo, da poco sedicenne tornai dai miei fratelli a Gravellona, mentre i miei genitori, lasciati soli a Minturno, cercavano, poi sapremo invano, di ricostruire una vita di coppia distrutta ormai da quelle cose che, una volta dette, non permettono di tornare indietro quasi sempre, o meglio, sempre.
A Gravellona erano rimasti Marco, Monica e Mauro tutti più piccoli di me mentre io avevo passato alcuni mesi da mio padre al sud, vicino ad uno dei miei fiumi, il Garigliano. Marco lavorava, faceva il "muleta" parola dialettale che definiva i lucidatori di caffettiere uscite da poco dallo stampo. Tornava a casa nero da capo a piedi, finanche sotto i vestiti.
Monica faceva la mamma. Cucinava e badava al nostro quotidiano, rassettando casa e non facendoci mancare abiti puliti, cosa veramente improba da realizzarsi  soprattutto con quelli di un muleta; il tutto, ovviamente, dopo la scuola.
Mauro era il più piccolo e andava a scuola, di lui ho pochi ricordi di quei momenti.
Io facevo lo zuzzerellone, non studiavo, non lavoravo, ero in un limbo che ora posso immaginare quasi vegetativo: facevo scorrere le giornate, una sull'altra, in attesa del ricongiungimento familiare che ci avrebbe allontanati da Gravellona.
In quel periodo, già appassionato di fumetti, trovavo sempre la 100 lire per comprare qualsiasi album disegnato da Magnus. Spesso nell'edicola che si trovava in "crociera", ci passavo solo per guardare cosa fosse uscito di nuovo. Rovistando trovai una nuova pubblicazione: il Male
  Il giornalaio, il ricordo ormai è fievole quindi non ricordo il motivo, me lo regalò così come fece per alcuni numeri successivi.
Finalmente la famiglia si riunisce, a Cellole, a ottocento chilometri dalle montagne che pensavo di mai lasciare.
Il liceo artistico divenne solo un ricordo durato pochi mesi.
Inizia l'estate e trovo lavoro al Toni Bar di Baia Domizia, località turistica divisa tra Cellole e Sessa Aurunca.
Guadagnavo un cazzo come tutti i ragazzini, nonostante le ottanta,  novanta ore settimanali, ma le poche lire necessarie all'acquisto de Il Male non mancavano mai.
‌Da Il Male a Frigidaire 
il passo fu breve, pur non abbandonando Magnus, Andrea Pazienza
  e  Stefano Tamburini 
divennero i miei nuovi idoli, non sempre comprendevo vignette e storie ma vedevo in quelle opere il coraggio dell'azzardo.
C'era un altro personaggio
 con grossi baffi che di tanto in tanto notavo, scriveva articoli che mi colpivano con parole che per me erano indispensabili ma che non trovavo altrove, chi era?  Vincenzo Sparagna.
 Non è che ricordi qualche articolo particolare ma quei baffi rimasero nella testa, in qualche posto, per un bel po'.
Passano anni, divento grande e con Silvana abbiamo due splendidi figli, allora di tre anni Marco e di sei mesi Franco e, tanto che facciamo, ciascuno con la propria storia, chi molto corta, chi un tantino più lunga,  veniamo a vivere a Minturno.
Ok! e allora?
Niente, è che vengo a sapere che il mitico Vincenzo
Vincenzo Sparagna
è nativo, guarda un po', proprio di Minturno.
Dapprima mi faccio coinvolgere dal forum Frigoforum, successivamente scrivo una cosa e la mando a Vincenzo e lui che fa? la pubblica sul forum, ne fui contento e glielo dissi chiedendogli di farmi sapere quando sarebbe venuto a Minturno che avrei voluto con piacere incontrarlo. Non veniva spesso ma in una delle occasioni mi chiama e ci incontriamo nella casa che fu del padre, artista eclettico, molto conosciuto ma non sufficientemente celebrato, secondo me, in questo bellissimo paese, se non con un premio letterario a lui dedicato, il premio "Cristoforo Sparagna", appunto.
La chiacchierata fu piacevole, dopo non ce ne sono state tante altre però tutte mi arricchirono molto. In uno di questi incontri mi invitò a visitare lo stand allestito al Comicon  di Napoli.
Che faccio, non ci vado? Ci vado, con Marco ormai grande. Incontrato Vincenzo mi presentava a chi incontravamo come: Massimo, scrittore.
Wow! Scrittore? io? Mi sembrava troppo lo feci notare a Vincenzo che mi disse: tu scrivi, quindi sei scrittore.
Non lo faccio per mestiere e probabilmente nemmeno lo potrei fare anche se effettivamente scrivo per diletto, prevalentemente sul mio blog,  però quelle parole di Vincenzo mi fecero contento.
Ecco perché: Vincenzo m'è padre a me.



sabato 21 marzo 2020

cacad-20

Normalmente, prima che mi raggiunga, ci vuole tempo, anche molto.
In questi ultimi giorni anche dormire è stato poco agevole, tra via Castagna e via Nuvolari, non sapevo dove ero.
Giacevo nel letto in via castagna ma ero in casa a via Nuvolari e poi a Napoli e a Leeds, nonché Monaco, Roma, Londra e California  quindi, fra covid-19 e cacad-20, raggiungermi era veramente difficile.
Stanotte, invece, mi sono venuto appresso abbastanza facilmente in via Nuvolari.
Sarà stata l'enorme stanchezza del portar mobili e pacchi; sarà stato il cominciare una nuova collocazione abitativa, fatto sta che ho dormito tutto di filato fino alle sei.
Mi sa che anche Silvy si è raggiunta agevolmente.
Per la cronaca, cacad-20, sta per cambio casa disease manifestatosi nel 2020.

mercoledì 4 marzo 2020

E da adesso in poi, che faremo


E ora, cosa faremo?
Aspetteremo un altro Ugo?
Aspetteremo il prossimo inesperto tutore della legge?
O andremo in quei vicoli, tra quelle persone e proveremo a coinvolgere i bimbi e i loro genitori in attività adatte ai bambini di una comunità di persone che si ritiene civile?
Aspetteremo che i fratelli, i cugini, i compagni di scuola di Ugo trovino un'arma,  finta o  vera che sia, utile a procacciarsi i pochi Euri utili ad una serata in discoteca?
Aspetteremo che un altro giovane Carabiniere si giochi l'esistere con una reazione non adatta all'occorrenza?
Caro quindicenne Ugo, caro ventitreenne Carabiniere, vorrei chiedervi scusa per...
 per tutto.
Per  non avervi dato una scuola simpatica ma utile; per non avervi dato una preparazione che tenesse conto delle vostre umane fragilità; per non avervi dato qualcosa che aiutasse famiglie inadatte; per non avervi dato strade sicure sulle quali camminare in compagnia della fidanzata dei vostri sogni; per non avervi dato la compagnia di adulti guida ma simpatici e dalle parole innocenti ma accattivanti; di non dare la possibilità ai vostri genitori di poter seguire i vostri fratelli in modo che non rischino quello che è successo a voi.
Due giovani, inesperti e sfortunati.
Se Ugo avesse trovato un Carabiniere esperto magari sarebbe ancora vivo.
Se il giovane Carabiniere avesse trovato un adulto, magari non si troverebbe con una coscienza pesante come un intero pianeta.
Piango per entrambi; piango per gli Ugo che ancora non so, piango per i giovani Carabinieri che ancora non so.
(Nell'immagine è riprodotta un'arma giocattolo)