giovedì 22 luglio 2010

C'E' NESSUNO?


Spengo le luci, chiudo a chiave; una mandata è sufficiente, tanto chi tocca niente qui.
Senza guardare attacco il primo bottone del giubbino, c'è un vento gelido, attacco il secondo bottone, è meglio alzare il bavero, attacco il terzo bottone dando le spalle a questi spifferi terribili.
Mi accorgo di aver infilato i bottoni nelle asole sbagliate, maledicendo il bruciore alla scapola destra e il dolore al collo che non mi permettono di abbassare la testa per vedere ciò che faccio, slaccio il giubbino e ricomincio daccapo.
Questa volta, nel frattempo, mi incammino giù per la breve discesa che da poco ricoperta con cubetti di porfido conduce alla strada principale.
Fa proprio freddo, è da molto tempo che non veniva così intenso; il fatto che il primo lavoro della giornata l'ho terminato e che tra poco sarò a casa nel calore della famiglia, mi consola parecchio.
Una lunga scala mi conduce al portone di ingresso, percorro altre sette rampe più brevi e sono sulla soglia di casa, la chiave l'ho già tra il pollice e l'indice sinistri così che la serratura, anche lei a sinistra, viene raggiunta quasi al volo.
Di solito, a quast'ora, è sufficiente quel mezzo giro che mi consente di aprire la porta, oggi no.
Due intere mandate mi ci vogliono, strano, lo stomaco è sceso, più o meno, all'altezza dell'ombelico. Massimo, calma, dopotutto che può essere successo?
Una frazione di secondo e raccolgo tutto quel poco di raziocinio che mi è rimasto.
Entro, silenzio, la casa è vuota, "papinoooo!" non lo urla nessuno. Il cellulare dov'è? non c'è! Forse in bagno? Non c'è nessuno.
Vabbè, mi stanno facendo uno scherzo, apro le porte delle stanze, ad una ad una. Niente!
Nel cuore che intanto si è riempito di aperture come in un palazzo bombardato, entra ed esce un vento polare.
Chiudo, scendo le scale a due a due, no a tre a tre, no a quatto a quattro, no sono finite, corro per raggiungere nuovamente la tipografia, apro, Lampo miagolando vuole entrare, allora richiudo subito, entro sgusciando attraverso l'apertura, compongo il numero di Silvi; tu-tuuu... tu-tuuu... tu-tuuu...
- Pronto!
- Silvi, ma che è successo?
- Scusa, non ci siamo accorti che stavamo facendo tardi, comunque stiamo rientrando.
Bene, mi si risolidificano le ginocchia.
Spengo le luci, chiudo a chiave; una mandata è sufficiente, tanto chi tocca niente qui...

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