domenica 11 gennaio 2015

Barriere sommerse a Minturno

di Erminio Di Nora - 12 gennaio 2014

BARRIERE SOMMERSE A MINTURNO

IL RIPOPOLAMENTO ITTICO PASSA ATTRAVERSO LA SALVAGUARDIA E LA TUTELA DEL MARE

E’ risaputo che senza i pescatori professionali nessuna opera sarebbe realizzabile integralmente. Eppure dopo un secolo di attività, dopo aver scritto la storia della pesca lungo la costa laziale, soprattutto quella legata alla cattura dei molluschi quali cannolicchi, vongole e telline, i pescatori sono diventati ospiti di questo angolo stupendo, non avendo un proprio posto barca.
Fino al 100% a fondo perduto possono ottenere le Pubbliche Amministrazioni con tali iniziative, ed è per questo che ho segnalato alla radio, alle TV e ai giornali i bandi che erano in scadenza.
Sono orgoglioso che il Comune di Minturno, dopo avermi consultato, anche insieme alla categoria,come ha fatto lo stesso ingegnere, abbia presentato questi progetti legati alla tutela della loro salute e del loro lavoro, ma soprattutto al ripopolamento ittico.
Ma per fare questo bisogna prima di ogni cosa combattere l’inquinamento.
Sarebbe anche bello però che tutto, a partire dal posizionamento degli stessi corpi morti destinati al ripopolamento ittico, siano seguiti comunemente dalla categoria. Come tutti sanno in questo periodo i pescatori della piccola pesca trovano spesso le reti tagliate perché i soliti noti, dediti alla pesca di alcune specie ittiche, nel momento in cui restano impigliati nelle maglie, tagliano tutto per liberare il loro strumento di pesca “sportiva”.
Sarebbe quindi bello e importante vedere il progetto dell’opera e condividerla con la categoria, oltre a conoscere il posizionamento e in quale modo i soliti furbi non utilizzeranno questa “nursery” per trarre benefici personali.
E’ vero, come mi ha detto un pescatore “sportivo” qualche giorno fa, Il Mare è di tutti, ed è proprio per questo che gli ho risposto “cosa fai tu per preservarlo, a parte portare a casa o al ristorante di turno quello che peschi per diletto”?


Dott. Erminio Di Nora – Fondazione Angelo Vassallo, Il Sindaco Pescatore – Latina



sabato 10 gennaio 2015

Siamo tutti anche Charlie



Io sono e non sono Charlie. 
Io sono anche Charlie.
Il giusto pensiero è il continuo cercare il giusto pensiero, perché, ne sono convinto, la meta non è un punto ma il cammino stesso. Ma anche no.
Qualcuno pensa che si può cercare il giusto pensiero di qualcun altro dissacrandolo.
Ma se si pensa che il proprio pensiero è quello giusto perché si dovrebbe pensare che bisogna dare la morte a chi lo dissacra?
Non dovrebbe essere sufficiente la forza di un  pensiero l’arma migliore a persuadere che la dissacrazione e, quindi, la satira, non sono abbastanza forti da smontarla.
Evidentemente no, perché dissacrazione e satira possono avere la forza di risvegliare quei dubbi che non si vuole veder emergere nemmeno per una frazione di istante in quanto, spesso, il timore che si ha per ciò che da origine ad alcuni pensieri è troppo grande, assoluto.
E se questo timore così assoluto è rivolto verso un dio, o questo dio è cattivo o è cattiva la mia capacità di persuadere l’altro della grandezza del mio pensiero.
Non sarebbe meglio, a questo punto, comprendere che forse sono io che necessito di più tempo per esprimere meglio il mio pensiero?
La fragilità dell’uomo è però molto più grande di qualsiasi grande pensiero e la consapevolezza di essere un piccolo punto nell’intero cosmo ma di essere forse l’unica materia che pensa a se stessa, non dovrebbero già ciò essere un grande pensiero? Non potrebbe essere questo pensiero, dio?
Bene, fin qui me ne sono andato in giro tra le mie sinapsi e non so quanto mi sono capito però penso di sapere che il mio pensiero nasce come conseguenza della lettura dei pensieri di alcune persone che secondo me hanno, o hanno avuto, buoni pensieri.
Le parole di Gesù, Maometto, Martin Luther King, Gandhi, Tich Nath Han, Sheik Bamba, Mandela, Silo più tutte le parole che ho letto di persone che hanno analizzato i pensieri di questi grandi, stanno formando i miei pensieri e questo, penso, è buon pensiero.
E, perché no,  Male”, un giornale satirico fondato nel 1977 da Pino Zac, di cui vidi la prima copia al liceo artistico di Novara e del quale comprai ogni copia una volta che andai a vivere a Cellole all’età di 16 anni, con le sue vignette dove veniva descritto Gesù, in fogge non certamente catechistiche, può aver avuto un ruolo nell’aprire il mio cervello a tutte le nozioni, anche a quelle che stravolgevano il mio timore in quel dio che suore e preti avevano cercato di inculcarmi? 
Chi avrebbe mai pensato che avrei abitato nel medesimo paese di uno degli autori del  “Male” e che sarei diventato amico di Vincenzo Sparagna che allora si chiamava Tersite? 

Ora, nella mia vita, è entrato Felix.
Mi ha aiutato a comprendere che i pensieri si rafforzano quando si integrano con altri e non quando si adeguano ad altri, in quanto l’assimilazione porta a perdere parte di quella forza che avevano in origine e, non è detto che ciò sia un bene.
Felix Adado organizza incontri con ragazzi nelle loro scuole, parlando di se e leggendo le sue poesie, trasferisce ad altri il suo nascere nel Togo e il suo viaggiare fino in Italia per far comprendere che l’integrazione è un buon pensiero.
Mi ha portato a capire che quando un ragazzo nero giunge in una comunità di bianchi a oltre 6000 chilometri di distanza non deve integrarsi in quella comunità, ma è l’intera comunità che deve integrarsi nella nuova formula in cui si è trasformata e questo deve succedere ogni volta che a questa comunità si aggiunge una nuova persona: che questa sia figlio di una persona che già fa parte di quella comunità, che venga dal comune vicino o che giunga dal Togo, non è importante.
Vincenzo e Felix  trasmettono il loro pensiero con la parola e la matita e Felix  ha ospitato alcune mie poesie nel suo ultimo libro una di queste è “Matite a vela” e con parole e matite libere, tutti siamo anche Charlie. 








MATITE A VELA

Con una matita a vela
solco i miei pensieri.
Ci salgo e la governo
seguendo rotte
tracciate nel tempo.
un filo tortuoso
pare il mio viaggio,
tra lettere e idee.
Intravvedo ora
una darsena a colori
colma di pastelli,
a volte accoppiati,
catamarani volanti
che colorano il mondo.
Colorano il vero
che vero non è.
Un nero ora cambia
e rosa diventa,
poi uno scuro grigio
di celeste si tinge.
Matite a vela
ogni tanto spuntate;
pastelli alati
da temperare ogni dì.
Ma sempre belle
bacchette di legno
con le quali il mondo
mi assomiglia di più.


martedì 6 gennaio 2015

Auguri a Marco - 6 gennaio 2015 compie 26





Marco ha circa una settimana


Con la mamma a circa un mese

Circa due mesi

Comincia ad interagire con il mondo,
 maggio 1989

Marco presenta il fratellino Franco

Estate 2004
Silvana: 6 gennaio 2015 è mamma da 26 anni
11 maggio 1988.
Io e Silvana ci sposiamo.
In viaggio di nozze andiamo a trovare Anna, la sorella di Silvana. In quei giorni di Luna di Miele che facciamo? Siamo a Verona e non andiamo a Venezia?
Certo che ci andiamo. Il clima non è dei migliori, cielo grigio e aria umida. Tra le calli l’odore di acqua stantìa fa venire la nausea a Silvana che non riesce a mangiare quasi nulla. Siamo giovani e troviamo comunque il modo di stare bene e di fare un sacco di fotografie con la Laika regalata da Gaetano e Paola.
Il giorno dopo partiamo per raggiungere Bolzano. Nonna Carla ci attende con l’amore di cui è dotata, ed è tantissimo.
La mattina successiva ci svegliamo, Silvana ha un forte mal di stomaco e vomita.
Il viaggio; il brutto ricordo degli odori nauseanti che Venezia ci ha lasciato nelle narici; i broccoli cucinati da Nonna. Fatto sta che Silvana non si sente affatto bene.
Con Nonna andiamo a trovare suo fratello Augusto e la moglie Valeria e Silvana ancora non sta bene tanto che zio Augusto la accompagna in bagno e le pone la fatidica domanda:
- Ma per caso, sei incinta?
Considerando che il caso centra poco risponde, Silvana risponde:
- No! Sono i broccoli. 
Tornati da Nonna scendo da solo e faccio una scappata in farmacia: vado a comprare un test di gravidanza.
Silvana non lo vuole fare, poi si arrende e alcune gocce accendono un marcato “+” sull’apparecchietto.
- Non è possibile. Dice Silvana. Il test non ha funzionato bene.
Torno in farmacia e l’addetto mi dice che può non aver funzionato se fosse uscito un “-“, ma quando esce il “+” è un “+” e basta.
Fa nulla ne compro un altro, di diversa marca; Silvana fa anche quello. Tra le istruzione c’è scritto di attendere due minuti dopo aver posto alcune gocce di urina nell’apposito spazietto.
Ma quali due mintuti, il “+” si attiva immediatamente.
Alla fine dei conti quando facciamo questa fotografia, il 12 maggio 1988, il primo giorno a casa nostra da sposati,










Marco è già con noi, ma non lo
sapevamo.
Ci si dona il 6 gennaio 1989, in una bellissima e non molto fredda giornata.
Oggi Marco compie 26 anni e Silvana è mamma da altrettanti.
Grato ad entrambi faccio loro i miei auguri.