venerdì 20 novembre 2015

Uomo o shamano? Ciccia o spirito?

Spirituale è tutto quello che non è ciccia e ovviamente in ciò sono compresi sia il male che il bene, quindi spirituale è tutto quello che comprende in egual misura entrambe le condizioni.
Ma se non prevalesse il bene nelle intenzionalità dell'uomo, le sue capacità tecniche  lo avrebbero portato all'autodistruzione nel momento stesso in cui il primo uomo si fosse reso conto di poter disporre della vita di tutti gli altri o di molti di essi.
Alla base ci sono la coerenza e la riconciliazione.
La coerenza intesa come capacità di distinguere il bene dal male e la riconciliazione come capacità di sopportare i propri atteggiamenti tesi verso il male.
Per coerenza intendo quel modo di relazionarsi con quello che c'è intorno adottando metodologie che comprendano in uguale misura cuore, cervello e mani.
Quando uno di questi tre fattori, in un nostro agire, viene meno, soffriamo in quantità proporzionata all'importanza della nostra azione su noi stessi e sugli altri.
 Tutte le azioni volte al male sono espresse con la violenza e vedono sempre mancare uno dei tre fattori, soprattutto quello della mente in quanto in nessuna mente priva di aberrazioni, può nascere il desiderio di fare a se stessi il medesimo male che si può arrecare ad altri quindi, quando si arreca dolore agli altri, lo si arreca anche a se stessi e si cercano, per ovviare a questa sofferenza, giustificazioni d'ogni sorta, giustificazioni non più valide quando si è vittime dei medesimi danni.
Esiste da sempre la comprensione dell'esistenza di qualcosa che non è tangibile ma e altrettanto incidente nella vita dell'uomo, questo, secondo me, è quello che ha fatto nascere le diverse spiritualità che, a seconda di un peculiare contesto, hanno fatto nascere una religione piuttosto che un'altra; i primi contatti consapevoli tra l'uomo e lo spirito si sono manifestati con lo shamanesimo e qua viene il bello, tutte le pratiche shamaniche, dalla terra degli Zulu a quella del Kamchatka, da quella dei maya a quelle europee, portano ad esperienze e riti pressoché identici.
Le religioni, per quanto differenti, ci rendono simili tra noi e distinguibili dal resto esistente, più di qualsiasi altro concetto.
Boh! 

domenica 13 settembre 2015

FANTASIA


                                                                 12 settembre 2015: ieri sera sono stato ad un suo incontro                                                                        interattivo,veramente coinvolgente e partecipato.

Tanti sono i mondi in questo mondo e per ciascuno di questi mondi vi sono persone con varie specializzazioni e persone che hanno specializzazioni in più di questi mondi.
Poche sono le persone che vivono delle specializzazioni che più amano o che emergano  particolarmente proprio nel mondo che amano, ancora meno, pur passando eoni, si rievocano usando una specifica parola di quel mondo.
Se nominiamo la parola "sale" parlando di nonviolenza, la mente va direttamente su Gandhi e su ciò che questo grande uomo ha fatto; se esprimiamo la frase "Io ho un sogno" non possiamo che andare con il pensiero su Martin Luther King.
Poche persone hanno inventato parole specifiche di questa o di quella disciplina.
Tante sono quelle che hanno ideato insiemi di parole unici con romanzi, poesie, canzoni o saggi.
Tante sono quelle che, specializzandosi in una o più delle capacità della mente, vivono entrando in quello specifico mondo tanto da crearsi un reddito, a volte, anche considerevole.
Però, una sola ne conosco che ha creato un mondo nuovo e addirittura vive facendo entrare altri nel suo e non lo fa entrando in uno dei mondi già esistenti: Massimo Gerardo Carrese.
Questa amabile persona ha inventato un mondo, o meglio, ha inventato un modo per far comprendere che un particolare mondo esiste ma la maggior parte di noi, pur sapendolo, non lo immagina sufficientemente approcciabile, o, addirittura, non pensa a quel mondo; lo accetta e apprezza quando qualcuno si manifesta con una delle espressioni di questo mondo anche ridendo a crepapelle o piangendo disperato ma non lo vede come uno dei mondi facilmente raggiungibili di questo mondo.
La Fantasia.
Il mondo che Massimo ci mostra è proprio quello della Fantasia.
Uno degli esempi più immediati per dimostrarci che sappiamo che esiste ma che non siamo educati ad usarla è quando ci dice che una casa è un gelato.
Non che una casa può avere la forma di un gelato, ma che una casa può essere dimostrabilmente un gelato.

Con le due A capovolte della parola CASA disegna un cono, con la C la parte intera del gelato e con la S la parte di gelato che già ha ricevuto un morso.
Dopo aver visto esposto questo esempio viene facile pensare: Vabbè! che ci vuole.
Però, avendo assistito  a più  sue performance interattive dove chiedeva cosa fosse, per ciascun astante una casa, tutti hanno legittimamente espresso delle immagini: un camino o una tavola; il mangiare o il dormire; qualcosa di conosciuto o di alieno, dimostrando, così, che la sua affermazione di una netta differenza tra immaginazione e fantasia, esiste, eccome!
Sono convinto che chiunque assista ad una delle sue serate interattive, non se ne va dicendo semplicemente: bello! ma se ne va con il cranio aperto per, finalmente, dare nuove possibilità al proprio cervello.
E per dirla come Massimo fa nei suoi SpuntiSunti:
che per questo che ho capito che vanno a vedere che lui fa, che vanno da lui proprio per questo, per capire che proprio per quello che lui dice che io ho capito che lui, per vivere, non è  che entra nel mondo degli altri facendo che proprio bene una cosa, ma che fa entrare gli altri nel suo mondo che lui vende le sue cose fatte e scritte per vivere. E che le persone che lo sentono parlare comprano le sue cose perché  capiscono che gli sta spiegando che esiste che c'è un altro mondo e che lui ce le fa entrare e che dicono: questo è  un nuovo mondo e che per questo comprano i suoi librini così lui ci vive e fa altri librini.
È così che gli altri entrano nel suo mondo e non che è il contrario e che è  così che il suo mondo che diventa anche il nostro mondo.
Massimo Penitenti

sabato 29 agosto 2015

Pet-coke e altre amenità



Cliccando sulla foto si accede ad un articolo di "h24notizie.com", testata giornalistica in prima linea da tempo per quanto riguarda le denunce fatte all Intergroup e a Nicola Di Sarno.
La foto ritrae autocarri non omolgati al trasporto di pet-coke provenienti da Gaeta pronti alla pesa e al successivo scarico nel deposito di Sessa Aurunca.
Sono letteralmente disgustato.
Se avessero avuto la possibilità di tenere aperto il deposito di Sessa la Intergroup, o la Interport o Di Sarno o chi per tutto ciò, lo avrebbero fatto sin dal primo momento, invece, è rimasto sotto sequestro per ben 8 mesi, fino a che, il TAR non ha concesso una sospensiva. Se fosse stato in possesso di tutte le autorizzazioni, avrebbe rinunciato allo scarico di una dozzina di navi colme di pet-coke? Non credo proprio, però qualcuno gli ha concesso di aprire il deposito per un ulteriore scarico con prescrizioni assurde e contraddittorie dopo che per i mesi di chiusura ha comunque venduto tutto il materiale giacente non certo per bonificare l'area, come si dava ad intendere, visto che l'ha nuovamente colmata di cacca petrolifera. Però se qualcuno da quelle parti ha costruito un pollaio "abusivo" si è visto arrivare i tecnici del comune, quegli stessi tecnici che hanno ordinato l'abbattimento di tutti i manufatti all'interno del deposito: bisogna tenere conto che quei manufatti sono tutto ciò che esiste in quell'area che ha una parvenza di presidio contenitivo per evitare dispersioni di polveri e percolati e devono essere abbattuti per poter continuare ad essere usata, come da prescrizioni TAR.
Boh! Io sono ignorante e tanto scemo da non capire un cazzo, ma l'unica parvenza di regolarità sta proprio in quei presidi, eppure per continuare ad essere usata, quell'area, come deposito, devono essere abbattuti come da intimazione comunale.
Costoro stanno collezionando denunce su denunce ma nulla fanno per dimostrare un minimo di rispetto per ciò che è di tutti nonostante Nicola Di Sarno in persona vantava una sua vena ecologista e vegetariananonché un'iscrizione, o una vicinanza, al WW proprio durante un tavolo dove tutti i tipi di autorità si sono riunite per fare il punto sulla situazione pet-coke che coinvolge ben quattro comuni con le relative due province e due regioni: Gaeta, Formia, Minturno in provincia di Latina quindi nel Lazio e Sessa Aurunca in provincia di Caserta, quindi, in Campania.
Quando si porrà fine a questa innumerevole serie di offese all'ambiente, almeno con un rispetto delle regole che parta da ora?
Boh! Come dicevo qui sopra, io sono scemo quindi anche le pretese sono quelle di un ebete, abbiate pazienza.

domenica 12 luglio 2015

Hipopotomonstrosesquipedaliofobia


Parola nuova, di tante imparate ieri sera a Calvi Risorta da http://www.fantasiologo.com/ . Massimo ne ha pronunciata una meravigliosa, la più lunga che abbia mai sentito (a parte il nome di alcune molecole lette sulle scatole delle medicine): Hipopotomonstrosesquipedaliofobia splendido lemma che esprime il concetto di paura delle parole lunghe, o meglio, esprime la paura di alcune persone di non riuscire a pronunciale mettendole in un disagio dettato dal credere che gli altri, a causa di questa incapacità, le ritengano menomate o comunque intellettivamente inferiori.
( “Hipopoto” (grande) “mostro” (mostruoso) “sesquipedali” (forma mutilata del latino “sesquipedalian”, ovvero, parola grande) e “phobos” (paura).)
Presto avremo Massimo Gerardo Carrese a Minturno, giuro, datemi il tempo di organizzare tutto e ci divertiremo tantissimissimissimissimo.
Grazie a Piccola Libreria Ottanta mq
 
che mi ha offerto l'opportunità di conoscerlo.
Stay tuned

lunedì 1 giugno 2015

MIMESI



Ci son cose così tanto storte, ma così tanto storte, che viene da vomitare sapendo che a decidere come debbano andare son persone votate da altre persone, non come delegati da una comunità per decidere come debbano andare, ma come proprietari pro-tempore di quel bene comune; che si tratti di strade, acqua o salute, non fa differenza.
Ci son persone che, notate quelle storture, si organizzano per far comprendere a chi è delegato che deve farle funzionare bene; che si tratti di un depuratore, della gestione dell’acqua o della spazzatura o della salubrità dell’aria o del mare. Dipende solamente dal desiderio di alcuni, che queste cose siano gestite come appartenenti all’intero pianeta e non al singolo consiglio d’amministrazione, che sia comunale o aziendale non importa.
Queste persone, riunite in comitati spontanei, comprendono che gestire l’acqua come se fosse di proprietà dell’azienda che dovrebbe solamente distribuirla, non è giusto e che, se qualcuno non paga la bolletta, l’intera comunità se ne deve fare carico, ovviamente se costui non utilizza l'acqua come gli viene insegnato con l’esempio di chi la gestisce, ma semplicemente perché non guadagna a sufficienza o perché, incaricato dalla famiglia, i denari da utilizzare all’uopo, invece, li usa per vizi o malanni.
Queste persone si incazzano perché vedono il bel mare striato di merde cangianti e quelli che dovrebbero gestire i depuratori son gli stessi che hanno fornito un “posto” all’amministratore comunale di turno, per donarci un romantico volo di gabbiani che un tempo presagiva l’arrivo dei pescatori mentre oggi annuncia vasche di sollevamento e mezzi della nettezza urbana.
Queste stesse persone, (perché a ben vedere son sempre le stesse) piangono a veder trasportate sostanze tossiche come se si trattasse di zucchero (anzi no, lo zucchero necessita di particolari sistemi per essere trasportato), perché l’amministratore di turno ha legiferato per farle diventare combustibile, quindi: vengono disperse quando le scaricano dalle navi (“non vi preoccupate, già stiamo imponendo alcune prescrizioni” ma se non facevano casino quelle persone, col cavolo che partivano quelle prescrizioni); vengono trasportate attraverso quattro comuni sulle strade dei quali si depositano, frantumano, emulsionano finendo per rendere cangiante l’acqua di cui sopra; dulcis in fundo, vengono ammonticchiate a cielo aperto cosicché il ponentino del primo pomeriggio possa lietamente disperderle sul case terreni e, come se fosse poco, dentro fiori animali e persone.
Occhei! Facciamo una manifestazione. Non è giusto che “nessunofaccianiente”  “chenessunodicaniente” “chenessunovedaniente”, invitiamo: l’assessore, il sindaco, il partito, il consigliere, il giornalista, la massaia, la categoria, il sindacato, il prete, l’associazione, il ministro e gli diciamo: - Così non va!
L’assessore non viene, non c’è pericolo che venga il sindaco, il partito e il giornalista vengono ma il consigliere e il ministro hanno impegni precedentemente presi, la massaia e il “tantononserve anientechecivadoaffa”, l'associazione collabora nell'organizzazione. Così qualcuno, sicuramente un rompiscatole, dice qualcosa che da fastidio quindi, o si prende una parolaccia, o un pugno, o alcune decine di grammi di piombo nel bel mezzo del cervello.
E lì girano vorticosamente gli zebedei perché?
Perché quando le istituzioni vengono chiamate per ascoltare le istanze mosse dai soliti rompiscatole, hanno nipoti che nascono, piuttosto che presentazioni, piuttosto che comizi, comunque, il risultato sempre il medesimo è, al massimo ti mandano un delegato quando hai avuto il mazzo che qualcuno ha letto l’invito.
Perciò quando qualcuno chiama per dire che le slot machine e i vari grattaevvinci inquinano il cervello, tu sindaco, devi fare decine di articoli dove il titolo cubitale mostra il tuo sdegno in modo palese.
Quando ti si chiama per dire che Interport trasporta in modo sbagliato e deposita abusivamente il pet-coke in zona agricola e senza “valutazione di impatto ambientale”, tu sindaco devi scrivere decine di articoli  con titoli in corpo 60 che Interport non può più continuare a fare quello che sta facendo come lo sta facendo; Quando ti si chiama perché Acqualatina spedisce bollette con modalità per le quali è stata redarguita più volte dalle più alte cariche dello Stato, tu sindaco devi affermare con forza e apertamente che quest’azienda ha un determinato periodo di tempo, e non di eoni stiamo parlando, per modificare il suo operato facendo ben comprendere che l’acqua non è sua e suo nemmeno è l’impianto che serve a distribuirlo.
Quando vieni  chiamato a rispondere perché il depuratore rende il mare come la Senna quando Parigi non aveva le fogne, tu sindaco devi chiamare Acqualatina e gli devi dire: - ma che cavolo state affa?

Alcune specie di pesci adottano un sistema, dettato dalla selezione, per sfuggire ai predatori. Sono molto colorati e numerosi cosicché, il predatore, preso dalla confusione ha difficoltà a prendere di mira la preda; ciò determina una aleatorietà nell’acchiappare il pranzo ma anche una possibilità di sfuggire da parte della pietanza. Questo è il medesimo metodo che si adottava un tempo per vestire i soldati. Colorati in modo sfarzoso e numericamente molto evidenti, mettevano in difficoltà chi li prendeva di mira.
Ora, con un progresso tecnologico elevatissimo nella produzione delle armi e la possibilità di utilizzarle in remoto, non è più necessaria questa strategia, infatti, oggi, sono vestiti e attrezzati nel modo più mimetizzante possibile così che, chi comanda, possa far colpire gli scomodi anche dalle proprie file con la scusante dell’umano errore.
Se un’istituzione lascia soli i cittadini e i giornalisti che denunciano, le storture mettono radici nel grigio della burocrazia. A volte  succede che effettivamente l’illegale venga fermato ma con un risultato: si perdono posti di lavoro e opportunità di guadagno e il responsabile viene individuato nel denunciante singolo e non nei controllori istituzionali.
Non è indispensabile aver stretto un patto di sangue di fronte all’immagine di un  santo per essere considerato camorristi o intranghetisti o mafiosi o sacrocoronisti, il metodo basato sull’arroganza del camminare senza fermarti quando uno ti parla e la prepotenza  del considerarti non importante e non espositore di istanze prioritarie,  sono da considerarsi ugualmente malavitosi.
Se non pago una bolletta mi si chiude un rubinetto e mi si addebita, sia la chiusura che la riapertura, laddove non ce la facevo a pagare 10 mi fai pagare 30: “maquestesonolenorme”; se porto la spazzatura differenziata da un paese dove non è adottato un sistema ad un altro dove invece è di norma differenziare, posso essere multato: “maquestesonolenorme”; se non metto un aspiratore nel bagno del bar posso essere sanzionato: “maquestesonolenorme”; se dico che la camorra gestisce slot machine, compro oro,  negozi di lusso in posti dove non c’è una lira, vengo querelato: “maquestesonolenorme”; se dico che un sindaco è complice del malaffare laddove questo viene perpetrato nel suo comune vengo denunciato: “maquestesonolenorme”; se scrivo articoli scomodi mi prendo pugni, gomme dell’auto bucate e pallottole:“maquestesonolenorme”.
Sindaci, dovete organizzare incontri per denunciare e fermare le storture e invitare il cittadino a partecipare per aumentare la pressione e non fare il contrario; non vi voglio vedere alla manifestazione di solidarietà nei confronti del violentato dicendo che l’organizzazione malavitosa è responsabile della morte del denunciante perché il malaffare è nell’istituto e dire che Mario Piccolino è morto a causa della camorra prima che siano ultimate le indagini, non è onorare la sua memoria ma banalizzarla, mimetizzarla per farla diventare normalità, perché la violenza può arrivare dalle proprie fila la dove vi sono individui che sono stati orientati proprio dalla banalizzazione e dalla generalizzazione in un mimetismo strumentale che serve a salvare proprio chi i danni nulla fa per risolverli.

lunedì 20 aprile 2015

Mediterraneo: brodo di carne umana


« Se l’uomo non cambia, se l’uomo non fa questo salto di qualità, se l’uomo non rinuncia alla violenza, al dominio della materia, al profitto, all’interesse, tutto si ripete, si ripete, si ripete. » ─ Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio

Prima di dire: "prima agli italiani", pensate che "prima agli italiani e agli europei in genere" già si è dato, ed in abbondanza, ed è proprio questo ciò che ha generato l'esodo che stiamo vivendo ora.
Non guardate solo il danno che vi arreca chi si pulisce i piedi sul vostro zerbino; informatevi sul come e perché, chi passa, uno zerbino non ce l'ha più.
Leggete, informatevi, cercate di comprendere su cosa abbiamo fatto e cosa facciamo per avere petrolio, uranio, diamanti, oro, rame, coltan; digitate una qualsiasi delle parole qua sopra e immedesimatevi con coloro che vivono dove queste cose ce le andiamo a prendere provocando morte, distruzione e guerre.
Viviamo con queste materie prime e non possiamo rinunciarvi pena perdite di milioni di posti di lavoro? Va bene, ma quantomeno salviamo chi scappa da luoghi da noi distrutti.
Informiamo quelle persone che in Italia non è tutto oro ciò che luccica e che non c'è posto per tutti?
Ma se gli italiani, che hanno a disposizione telefonini, enciclopedie, internet, televisioni, radio, computer nemmeno sanno cosa è Imuraren, cosa ci facciamo lì, come l'abbiamo distrutta e inquinata per l'eternità, così come facciamo nel Mali, sul delta del Niger, in Costa d'Avorio, come possiamo pretendete che un ragazzo di Imuraren sappia quali sono i problemi che vivrà abbandonando la sua casa per venire in Italia?
Vi siete commossi a vedere "Blood diamond"? no? vabbè, allora che parlamm' a fa'

sabato 28 marzo 2015

piano, piano, ma qualcosa, facciamo

 Quando cominciano le campagne elettorali locali, a Minturno, si presentano centinaia di persone.
Alcune raggiungono la possibilità di amministrare altre no.
Quante di queste persone avete visto muoversi attivamente nel sociale prima della propria candidatura?
Quante ne avete viste attive dopo la loro candidatura nonostante non abbiano "vinto"?
Quante ne vedete attive durante il mandato acquisito?
Quante ne vedete occupare posti anche se nemmeno si sono candidate?
Molte partecipano ad iniziative organizzate dai cittadini ma nessuno organizza eventi dove i cittadini siano gli invitati.
La prossima volta che andate a votare, cercate le persone attive nonostante abbiano "vinto" nulla e considerate il loro impegno.
A Minturno ce ne sono tante ma quasi nessuno dei loro volti si è visto sui manifesti di propaganda.
Ricordate! Centinaia di volti di candidati che nulla hanno fatto e nulla fanno, perché, dopo eletti, dovrebbero fare qualcosa se riescono a guadagnare un posto senza fare un cazzo?
Non è che vogliono solamente una poltrona?
No! Così per dire

domenica 22 febbraio 2015

Buon compleanno Franco


Quando scoprimmo di essere in attesa del nostro secondo figlio Silvana mi chiese:
- Preferisci maschio o femmina?
Risposi che era sufficiente che non fosse finto come i bimbi delle pubblicità (biondo e riccio).
Nacque che il biondo oro dei suoi ricci ancora non si vedeva, non aveva voluto farsi scoprire.
Era il 23 febbraio del 1992. Pochi giorni prima avevamo chiesto a suo fratello Marco quale sarebbe stato il nome che avrebbe scelto per il fratellino.
Senza esitazione alcuna disse: - Franco!
Il nome del nonno gli sembrò la risposta più naturale.
Biondo e riccio, diventa, ed è impossibile non innamorarsi di lui, dopotutto il nonno i suoi ricci li aveva già dati in eredità a Silvana, quindi il nome che viene proprio dal nonno non poteva che donargli gli stessi capelli.
Gli piaceva giocare da solo o passare le ore sul letto sfogliando "Topolino" che raccontava ad alta voce anche se non sapeva leggere.
Si faceva notare anche quando, con nostri amici in casa, gli veniva sonno.
Fin da molto piccolo se ne andava in cameretta a mettere il pigiama da solo, si presentava dove stavamo e ci ammoniva:
- Fate silenzio che ho sonno e vado a dormire.
Spegneva la luce, chiudeva la porta ed entrava nel mondo dei sogni.











  

In questa fotografia condividiamo momenti varicellosi 


Non si sporcava nemmeno per sbaglio, tornava dall'asilo con il grembiule lindo come quando l'avevamo vestito la mattina.
Molto timido non voleva mai ruoli di rilievo fin dalle recite alla scuola materna. Con un broncio lungo fino a terra si metteva dietro a tutti, aspettava che tutto finisse solo per dire:
- Andiamo a casa!
Grande infatti fu la meraviglia quando lo vedemmo su un palco cantare da solista.
Franco piccolino aveva lasciato il posto ad uno più forte e sicuro di se; non ripetè più performances di quel tipo ma nella pallavolo cominciò ad esprimere il meglio che poteva un ragazzino.
Comincia a giocare frequentando la squadra giovanile del Minturno insieme a Marco, poi da solo continua e ottiene ottimi risultati, vincendo il torneo delle province se ne va a rappresentare Latina ad Alassio dove con la squadra arriva al 7° posto

Dopo tanto lavoro ottiene un posto nella selezione laziale e partecipa al campionato fra regioni in Sardegna dove io e Silvana lo seguiamo colmi d'orgoglio.
Vince e, insieme ai compagni, diviene campione nazionale under 16.
Una delle più grandi emozioni: vederlo sfilare con i compagni e come sottofondo l'inno nazionale.
 I miei tesori
Qui in Sardegna durante una pausa e nel momento in cui abbraccia un compagno dopo aver vinto il torneo, il Franco solitamente poco incline a lasciar trasparire le sue emozioni, si lascia andare. Un lavoro di allenamenti durato molti mesi con trasferte chilometriche, si concretizza in un pianto che fece piangere a dirotto anche me.
Franco a 8 anni, insieme ai cugini con vestiti di carta realizzati con l'aiuto di nonno Franco e quando diventa maggiorenne

Ora sta a Bradford, in gran Bretagna, insieme a Erika, cerca nuove opportunità.
Sono al contempo felice e triste. Mi mancano quelle sue battute sarcastiche che qua mi facevano quasi incazzare ma che ora fanno notare un  vuoto che colmo grazie a Skipe.
Oggi compie 23 anni. Sembrano a volte pochi e a volti tantissimi. Sembra ieri che correvo in auto dalla tipografia dove lavoravo fino alla clinica di Aversa dove è venuto al mondo e mi sembra passato un secolo da quando lo tenevo in braccio cullandomi tra i suoi ricci.
Caro Franco, ti auguriamo Buon Compleanno, amiamo te e ogni tua scelta.





venerdì 13 febbraio 2015

L’Incantastorie e l’Altavantilena




Il sole sul volto.  Acceca e ghiaccia.
Non si spiegava come mai, se di notte senza il sole faceva freddo al mattino, il suo sorgere, animava l’aria e la gelava, se possibile, ancor di più.
- D’estate no! Diceva.
La schiena al muro,  le gambe stese e divaricate; questa era la posizione che assumeva per liberare i bruchi.
Apriva le noci e raccontava, a nessuno e a chiunque volesse ascoltare.
Le apriva alla ricerca di bruchetti da liberare e raccontava ciò mentre , piano, piano, menava un sasso per rompere i gusci. Come ricompensa, i gustosi gherigli.
Passando gli regalai uno schiaccianoci, nel ringraziare disse:
- Che bel libera bruchi!
E via nel suo racconto su come e perché i bruchi non stanno bene al buio di una noce chiusa e della sua opera di bruchevasione.
L’Incantastorie camminava tanto e mi spassavo nell’ascoltarlo.
Non sempre si capiva di cosa parlasse. Dapprima riconoscevo nome, luoghi e quale era il clima ma il tempo di fermarmi a sedere accanto a lui fuori dalla bottega per accendermi una sigaretta e perdevo quel filo che solo lui vedeva.
Alte volte, nel percorrere la salita che porta al centro storico, mi affiancavo a lui e se non parlava, gli offrivo l’occasione per farlo; bastava poco. Era sufficiente chiedergli perché un tizio avesse quel soprannome e con le sue storie, a passo lento m’incantavo.
Sapendo che c’era un amico che doveva liberarsi di una vecchia bicicletta, andai a prenderla.
Impolverata ma non arrugginita ne sostituii copertoni e camere d’aria.
Il giorno dopo la portai all’Incantastorie.
Gli occhi gli si illuminarono, nessuno gli aveva più permesso di pedalare dopo che, per un malore, cadde in un fosso a bordo strada..
- E’ tutta colpa delle medicine. Disse.  Non litigo con nessuno quando le prendo ma ci son volte che non capisco dove sta il sopra e dove sta il sotto.
- Va bene. Risposi. Quando ti accorgi che sai dove stanno il sopra e il sotto, la prendi e ti fai un giro.
Mi abbracciò con quello sguardo che ha chi prende le medicine, quando guarda lontano come se avesse visto chissà cosa e mi raccontò di quando voleva inventare un’altalena che andava solo avanti. Non ci riuscì; quando i ragionamenti si complicavano tra calcoli e liste di materiali, fermava i pensieri e si metteva in cammino o a liberare bruchi.
- Ma a pensarci bene, questa è l’altalena che va solamente avanti. Insistette indicando la bicicletta. Quindi non la chiamerò bicicletta ma altavantilena.


domenica 11 gennaio 2015

Barriere sommerse a Minturno

di Erminio Di Nora - 12 gennaio 2014

BARRIERE SOMMERSE A MINTURNO

IL RIPOPOLAMENTO ITTICO PASSA ATTRAVERSO LA SALVAGUARDIA E LA TUTELA DEL MARE

E’ risaputo che senza i pescatori professionali nessuna opera sarebbe realizzabile integralmente. Eppure dopo un secolo di attività, dopo aver scritto la storia della pesca lungo la costa laziale, soprattutto quella legata alla cattura dei molluschi quali cannolicchi, vongole e telline, i pescatori sono diventati ospiti di questo angolo stupendo, non avendo un proprio posto barca.
Fino al 100% a fondo perduto possono ottenere le Pubbliche Amministrazioni con tali iniziative, ed è per questo che ho segnalato alla radio, alle TV e ai giornali i bandi che erano in scadenza.
Sono orgoglioso che il Comune di Minturno, dopo avermi consultato, anche insieme alla categoria,come ha fatto lo stesso ingegnere, abbia presentato questi progetti legati alla tutela della loro salute e del loro lavoro, ma soprattutto al ripopolamento ittico.
Ma per fare questo bisogna prima di ogni cosa combattere l’inquinamento.
Sarebbe anche bello però che tutto, a partire dal posizionamento degli stessi corpi morti destinati al ripopolamento ittico, siano seguiti comunemente dalla categoria. Come tutti sanno in questo periodo i pescatori della piccola pesca trovano spesso le reti tagliate perché i soliti noti, dediti alla pesca di alcune specie ittiche, nel momento in cui restano impigliati nelle maglie, tagliano tutto per liberare il loro strumento di pesca “sportiva”.
Sarebbe quindi bello e importante vedere il progetto dell’opera e condividerla con la categoria, oltre a conoscere il posizionamento e in quale modo i soliti furbi non utilizzeranno questa “nursery” per trarre benefici personali.
E’ vero, come mi ha detto un pescatore “sportivo” qualche giorno fa, Il Mare è di tutti, ed è proprio per questo che gli ho risposto “cosa fai tu per preservarlo, a parte portare a casa o al ristorante di turno quello che peschi per diletto”?


Dott. Erminio Di Nora – Fondazione Angelo Vassallo, Il Sindaco Pescatore – Latina



sabato 10 gennaio 2015

Siamo tutti anche Charlie



Io sono e non sono Charlie. 
Io sono anche Charlie.
Il giusto pensiero è il continuo cercare il giusto pensiero, perché, ne sono convinto, la meta non è un punto ma il cammino stesso. Ma anche no.
Qualcuno pensa che si può cercare il giusto pensiero di qualcun altro dissacrandolo.
Ma se si pensa che il proprio pensiero è quello giusto perché si dovrebbe pensare che bisogna dare la morte a chi lo dissacra?
Non dovrebbe essere sufficiente la forza di un  pensiero l’arma migliore a persuadere che la dissacrazione e, quindi, la satira, non sono abbastanza forti da smontarla.
Evidentemente no, perché dissacrazione e satira possono avere la forza di risvegliare quei dubbi che non si vuole veder emergere nemmeno per una frazione di istante in quanto, spesso, il timore che si ha per ciò che da origine ad alcuni pensieri è troppo grande, assoluto.
E se questo timore così assoluto è rivolto verso un dio, o questo dio è cattivo o è cattiva la mia capacità di persuadere l’altro della grandezza del mio pensiero.
Non sarebbe meglio, a questo punto, comprendere che forse sono io che necessito di più tempo per esprimere meglio il mio pensiero?
La fragilità dell’uomo è però molto più grande di qualsiasi grande pensiero e la consapevolezza di essere un piccolo punto nell’intero cosmo ma di essere forse l’unica materia che pensa a se stessa, non dovrebbero già ciò essere un grande pensiero? Non potrebbe essere questo pensiero, dio?
Bene, fin qui me ne sono andato in giro tra le mie sinapsi e non so quanto mi sono capito però penso di sapere che il mio pensiero nasce come conseguenza della lettura dei pensieri di alcune persone che secondo me hanno, o hanno avuto, buoni pensieri.
Le parole di Gesù, Maometto, Martin Luther King, Gandhi, Tich Nath Han, Sheik Bamba, Mandela, Silo più tutte le parole che ho letto di persone che hanno analizzato i pensieri di questi grandi, stanno formando i miei pensieri e questo, penso, è buon pensiero.
E, perché no,  Male”, un giornale satirico fondato nel 1977 da Pino Zac, di cui vidi la prima copia al liceo artistico di Novara e del quale comprai ogni copia una volta che andai a vivere a Cellole all’età di 16 anni, con le sue vignette dove veniva descritto Gesù, in fogge non certamente catechistiche, può aver avuto un ruolo nell’aprire il mio cervello a tutte le nozioni, anche a quelle che stravolgevano il mio timore in quel dio che suore e preti avevano cercato di inculcarmi? 
Chi avrebbe mai pensato che avrei abitato nel medesimo paese di uno degli autori del  “Male” e che sarei diventato amico di Vincenzo Sparagna che allora si chiamava Tersite? 

Ora, nella mia vita, è entrato Felix.
Mi ha aiutato a comprendere che i pensieri si rafforzano quando si integrano con altri e non quando si adeguano ad altri, in quanto l’assimilazione porta a perdere parte di quella forza che avevano in origine e, non è detto che ciò sia un bene.
Felix Adado organizza incontri con ragazzi nelle loro scuole, parlando di se e leggendo le sue poesie, trasferisce ad altri il suo nascere nel Togo e il suo viaggiare fino in Italia per far comprendere che l’integrazione è un buon pensiero.
Mi ha portato a capire che quando un ragazzo nero giunge in una comunità di bianchi a oltre 6000 chilometri di distanza non deve integrarsi in quella comunità, ma è l’intera comunità che deve integrarsi nella nuova formula in cui si è trasformata e questo deve succedere ogni volta che a questa comunità si aggiunge una nuova persona: che questa sia figlio di una persona che già fa parte di quella comunità, che venga dal comune vicino o che giunga dal Togo, non è importante.
Vincenzo e Felix  trasmettono il loro pensiero con la parola e la matita e Felix  ha ospitato alcune mie poesie nel suo ultimo libro una di queste è “Matite a vela” e con parole e matite libere, tutti siamo anche Charlie. 








MATITE A VELA

Con una matita a vela
solco i miei pensieri.
Ci salgo e la governo
seguendo rotte
tracciate nel tempo.
un filo tortuoso
pare il mio viaggio,
tra lettere e idee.
Intravvedo ora
una darsena a colori
colma di pastelli,
a volte accoppiati,
catamarani volanti
che colorano il mondo.
Colorano il vero
che vero non è.
Un nero ora cambia
e rosa diventa,
poi uno scuro grigio
di celeste si tinge.
Matite a vela
ogni tanto spuntate;
pastelli alati
da temperare ogni dì.
Ma sempre belle
bacchette di legno
con le quali il mondo
mi assomiglia di più.