venerdì 14 maggio 2021

Ah! Vittorio... Vittorio...


È nato prima il concetto di ipocrisia oppure è nata prima la parola ipocrisia?

Non  lo so ma Vittorio Arrigoni ne espresse il significato in un modo superlativo, in un modo che ci include, tutti,  definitivamente.

A quante cose dovrei rinunciare per protestare in modo significativo.

I miei affetti, il mio lavoro, il mio tempo libero verrebbero sopraffatti da una semplice azione, quella di andare davanti ad un palazzo importante e, come fecero alcuni bonzi, anni fa, darmi fuoco.

Ecco, ora posso incominciare ad essere ipocrita e tirar fuori tutte le motivazioni utili a dire che sarebbe un gesto inutile e, chiunque legga queste poche righe, prima di arrivare a questo punto, ne ha già pensate un paio almeno.

In questi giorni, su radio tre, durante una trasmissioni che seguo da più di trent'anni,  il conduttore (che settimanalmente cambia pescato dalle più disparate redazioni di giornale) era molto equilibrato, pur comprendendo agevolmente che non era della mia parte politica, mi piaceva ascoltarlo. È bello non sentirsi dare sempre ragione, allunga pensieri altrimenti sorretti frettolosamente.

Poi, dah-dan!

Eh! Però da entrambe le parti di stanno compiendo atti criminali quindi non è giusto dire che i palestinesi siano sempre e solamente delle vittime. 

Non sono le parole esatte utilizzate dal giornalista ma danno il senso al suo pensiero dopo che un ascoltatore ha manifestato il suo sdegno per quello che gli israeliani stanno compiendo a Gaza.

Ma come cazzo si fa a comparare le due manifestazioni di violenza?

Si, è vero, entrambi si stanno comportando violentemente ma non ci si può fermare qui, non si può essere tifosi in questo caso.

Non è che i palestinesi stiano occupando case e territori israeliani. Non è che i palestinesi stiano costruendo muri includendo dalla propria parte fonti di acque altrimenti israeliane. Non è che i palestinesi siano democraticamente rappresentati nel governo israeliano.

Qui i terroristi non sono i palestinesi, bensì gli israeliani, che attaccano chi vuole difendere la propria casa e fra queste persone vi sono sia musulmani che ebrei, persone che presidiano zone ambite dai coloni  quindi sanno che, prima o poi, succederà qualcosa di brutto a chi le abita.
Non sono capace di partire e andare a mettermi di fronte ad un bulldozer come fece Vittorio Arrigoni e le lacrime che mi scendono pensando ad un padre palestinese e alla lotta di Vittorio Arrigoni affinché quel padre avesse voce, forse sono ipocrite, ma sono bagnate, veramente bagnate e salate ma, io sono scemo.



"Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola" mi dice Jamal, chirurgo dell'ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. "Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l'ultimo miagolio soffocato". Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua "Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell'opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste..." il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. "Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l'ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati  più tutelati.

Vittorio Arrigoni

sabato 1 maggio 2021