mercoledì 15 maggio 2013

Una moneta ed un tombino



Un cow-boy sotto ad un patio fuori dal saloon, sta con un piede a terra, l’altro, con lo sperone ben in vista è appoggiato, come la schiena, alla parete. La falda anteriore del largo cappello è calata sul naso e da sotto sporge una sigaretta appesa precariamente al labbro inferiore.
Il pollice sinistro mantiene una pesantissima mano stando infilato nel cinturone della sua scintillante colt, mentre con la mano destra, facendo schioccare le dita, fa roteare per aria una leggiadra moneta.
Una scena vista migliaia di volte nei fumetti e nei film che riporta al dolce far nulla, al riposo.
Ora sostituiamo quella moneta con un tombino di ghisa dal diametro di sessanta centimetri e dallo spessore di otto.
Se fossi io quel cow-boy sarei sotto a quel patio alle prese con il tombino.
Sarebbe comica questa scena se non volesse rappresentare il mio stato d’animo dopo aver appreso del sequestro e conseguente chiusura di un tratto della millenaria via Appia.
Misi, tempo fa, in parole alcuni miei pensieri clicca qui 
che riguardavano l’abbattimento di meravigliosi pini  che costeggiavano l’antica strada, effettuato per lasciare spazio al cantiere che doveva migliorarne la percorrenza attenuando l’angolazione di una doppia curva che costringeva gli automobilisti a rallentare, facendogli così perdere secondi preziosi. 
Siccome l’abbattimento continuava, scrissi una lettera aperta all’ANAS chiedendo che si ponesse termine a quello scempio. clicca qui Tra i commenti ho trascritto la risposta giunta dall’ente che si occupa, appunto, di strade, nella quale sono inseriti rammarico e spiegazioni.
Il rammarico era dovuto ad un suo partecipato dolore per l’inevitabile serie di abbattimenti; le spiegazioni rimandano ad un già troppo ritardato inseguire i più moderni standard di percorrenza stradale dettati da uno sfrenato amore per gli automobilisti che nel viaggiare, loro malgrado, conducono vetture che dalla loro uscita dalle catene di montaggio si sentono attratte proprio da quei pini, mettendo a repentaglio la vita dei propri guidatori e dei loro passeggeri.
Dopo la seconda lettera, sicuramente per una coincidenza, l’abbattimento ha termine e gli alberi superstiti vengono messi nella condizione di non essere più facilmente raggiungibili dalle incaute automobili adottando l’ausilio di enormi guard-rail

Mi domando: se gli alberi erano troppo vicini alla carreggiata, tanto da essere facilmente presi di mira da suicide automobili, un guard-rail ancora più accostato al ciglio della strada, soprattutto nella sua estremità iniziale, non è un cicinin più pericoloso?
Boh!
Ecco dove la gaia moneta roteante all’ombra del patio, diventa un tombino di cinquanta chili e più.
Nell’effettuare i lavori per la preparazione della superficie dove sarebbe poi stato steso l’asfalto, invece di usare solamente i soliti sassi, ghiaia e sabbia, sembra che siano stati utilizzate materie che per legge erano destinate ad un più costoso, ma di certo più sicuro, smaltimento.
Quel tratto di strada, dopo alcune denunce, è stato chiuso dalla Procura della Repubblica di competenza; si deve appurare la natura  di questi materiali per verificare se queste denunce hanno un fondamento, quindi, per adesso, gli automobilisti sono costretti a percorrere le due vecchie, rallentanti curve.

Dopotutto, l’ente gestore, deve guardare alla sicurezza degli autoviaggianti che, in quanto tali, ricevono sicuramente più nocumento dagli invadenti pini che da eventuali sostanze nocive celate sotto l’asfalto, sostanze delle quali non hanno la benché minima percezione isolati come sono nelle loro ruotomunite scatolette.
Peccato che molti di quegli automobilisti bevano l’acqua proveniente da falde che sono potenzialmente contaminate dall’eliminazione di scomode curve; si può mai rinunciare a tutti quei secondi risparmiati correndo più in sicurezza sulla fascia catramosa?


Che importa se quei secondi verranno spesi poi per ingurgitare medicinali.

Appia direzione Roma
Appia direzione Capua
Max 15 maggio 2013