giovedì 3 luglio 2025

NO OTHER LAND





Il 17 luglio presso l'Arena Santo Janni, in via degli Orti, 47 - Gianola, si terrà la proiezione di "No other land" film realizzato da un collettivo israelo-palestinese:Basel Adra , Yuval Abraham,    Rachel SzorHamdan Ballal
La pellicola, vincitrice dell’Oscar 2025 come miglior documentario, restituisce un ritratto della vita sotto l’occupazione israeliana nella regione di Masafer Yatta, nella Cisgiordania meridionale e mostra l’impatto delle politiche di colonizzazione in Palestina.
Alla serata parteciperà Rola Taweel, dottoressa palestinese che vive in Italia da vari anni dopo essere stata sfollata insieme alla sua famiglia: durante l’attuale genocidio, come tutta la popolazione di Gaza, i suoi familiari hanno perso molte vite innocenti, la più piccola aveva soltanto 4 mesi. Oltre a testimoniare quanto si sta perpetrando nella striscia di Gaza, con la sua presenza la dr.ssa Taweel garantirà una raccolta fondi da inviare alla popolo palestinese. 
Presenterà il documentario il giornalista Giuseppe Mallozzi, presidente di “Visioni Corte Film Festival”.
Nonostante l'Oscar, la tematica trattata nel docu-film, rende difficile la distribuzione nelle sale cinematografiche,  per questo le proiezioni vengono sostenute da attivisti. La serata del 17/07 p.v. è stata realizzata grazie al sostegno di: Anpi territoriale; Assopace Palestina; SP. di Formia; Umanamente di Spigno Saturnia; Amnesty international di Formia; Paola Rotasso, attivista. Dopo la proiezione, seguirà un dibattito animato dai rappresentati delle diverse associazioni. 
Si ringrazia l’Arena Santo Janni per la disponibilità e l’opportunità concessa.





 


Scegliere di assistere a questa proiezione, sarà un piccolo segnale per far capire che non tutti accettiamo passivamente quello che pare diventato semplicemente un problema semantico o lessicale: sterminio, massacro, genocidio; chiamiamolo come più ci aggrada ma non rimaniamo semplicemente a guardare. Forse, un domani, potremo rispondere con qualche residuo di dignità alla domanda dei nostri figli: perché non vi siete ribellati?


mercoledì 28 maggio 2025

Chi tace acconsente





CHI
TACE 
ACCONSENTE


sabato 17 maggio 2025

Grazie Pepe

 

José Mujica


“Autorità presenti di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Esprimiamo la profonda volontà come

governanti di sostenere tutti gli accordi che, questa, nostra povera umanità, possa sottoscrivere.
Comunque, permetteteci di fare alcune domande a voce alta su come tirare fuori le immense masse dalle
povertà.
Che cosa svolazza nella nostra testa? Qual è il modello di sviluppo e di consumo delle società ricche?
Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli Indú in proporzione avessero la stessa
quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi?
Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: possiede il Mondo oggi gli elementi
materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di
consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali? Sarà possibile tutto ciò? O
dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione?
Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della
competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di
mercato ha creato società di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in
tutto il pianeta.
Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa???
È possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione
spietata?
Fino a dove arriva la nostra fraternità?
La sfida che abbiamo davanti è di una magnitudine di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica,
è politica!
L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo ... e la vita!
Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, così, in generale. Veniamo alla luce per essere
felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è
elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare di più e la società di
consumo è il motore tutto ciò è un assurdo: perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma
l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper
consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.
Però loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono
vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non può durare più di 1000 ore accesa. Però esistono
lampadine che possono durare 100mila ore accese!
Ma questo non si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo
sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e così rimaniamo in un circolo vizioso.
Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a lottare per
un’altra cultura.

Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento
all’arretratezza. Però non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo
cominciare a governare il mercato.
Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti è di carattere
politico.
I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “povero non è colui che tiene
poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più”. Questa è una chiave di carattere
culturale.
Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante.
Sò che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e
dell’aggressione all' ambiente non è la causa.
La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato. E quello che dobbiamo cambiare è la nostra
forma di vivere!
Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco
più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o
10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. É una
semipianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile.
I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma
quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora più di prima. Perché? Perché deve
pagare una quantità di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole
riposare … è un vecchio reumatico – come me – al quale già gli passò la vita davanti!
E allora uno si fa questa domanda: questo è il destino della vita umana?
Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve
essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli,
dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.
Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!
Quando lottiamo per l'ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento dell'ambiente si chiama
“felicità umana".

Discorso del Presidente dell'Uruguay al Rio+20, sullo sviluppo sostenibile, 20 giugno 2012


venerdì 25 aprile 2025

25 aprile - Festa della Liberazione

 

Minturno, 25 aprile 2025


Delazione.

Il 25 aprile ci ha liberato da questa parola.

Quando i fascisti proclamavano una festività,  lo facevano con grande sfarzo non certamente con sobrietà,  inoltre, era obbligatorio parteciparvi. Bisognava scendere in piazza e nelle strade e omaggiare il dittatore, il gerarca e chi per loro, tendendo il braccio destro, chi non lo faceva rischiava che il vicino o il collega di lavoro lo denunciasse. Se non si festeggiava con sfarzo si rischiava la deportazione, la tortura, la morte.

Oggi, grazie a ciò che viene rappresentato da questa nostra festa, si può anche non partecipare, si può dire che questa festa è divisiva adducendo anche motivazioni senza alcun senso.

Care amiche e cari amici, lottiamo sempre per non dimenticare e per perpetuare la memoria di coloro, sempre meno per motivi anagrafici, che ci hanno permesso di vivere senza la paura della delazione.

BUONA FESTA DELLA LIBERAZIONE


delazióne s. f. [dal lat. delatio -onis, der. di delatus, part. pass. di deferre «portare, riportare, deferire»]. – 1. L’atto di denunciare segretamente, per lucro, per servilismo o per altri motivi, l’autore di un reato o di altra azione soggetta a pena o sanzione, o di fornire comunque informazioni che consentano d’identificarlo: la cospirazione fu scoperta in seguito alla d. di un rinnegato. 2. Nel linguaggio giur., deferimento: d. di giuramento; d. dell’eredità, quando siano presenti tutti i presupposti perché il chiamato a succedere possa far valere il suo titolo. 3. ant. Il portare: d. d’armi, porto d’armi abusivo.

(Fonte: Treccani)