venerdì 13 febbraio 2015

L’Incantastorie e l’Altavantilena




Il sole sul volto.  Acceca e ghiaccia.
Non si spiegava come mai, se di notte senza il sole faceva freddo al mattino, il suo sorgere, animava l’aria e la gelava, se possibile, ancor di più.
- D’estate no! Diceva.
La schiena al muro,  le gambe stese e divaricate; questa era la posizione che assumeva per liberare i bruchi.
Apriva le noci e raccontava, a nessuno e a chiunque volesse ascoltare.
Le apriva alla ricerca di bruchetti da liberare e raccontava ciò mentre , piano, piano, menava un sasso per rompere i gusci. Come ricompensa, i gustosi gherigli.
Passando gli regalai uno schiaccianoci, nel ringraziare disse:
- Che bel libera bruchi!
E via nel suo racconto su come e perché i bruchi non stanno bene al buio di una noce chiusa e della sua opera di bruchevasione.
L’Incantastorie camminava tanto e mi spassavo nell’ascoltarlo.
Non sempre si capiva di cosa parlasse. Dapprima riconoscevo nome, luoghi e quale era il clima ma il tempo di fermarmi a sedere accanto a lui fuori dalla bottega per accendermi una sigaretta e perdevo quel filo che solo lui vedeva.
Alte volte, nel percorrere la salita che porta al centro storico, mi affiancavo a lui e se non parlava, gli offrivo l’occasione per farlo; bastava poco. Era sufficiente chiedergli perché un tizio avesse quel soprannome e con le sue storie, a passo lento m’incantavo.
Sapendo che c’era un amico che doveva liberarsi di una vecchia bicicletta, andai a prenderla.
Impolverata ma non arrugginita ne sostituii copertoni e camere d’aria.
Il giorno dopo la portai all’Incantastorie.
Gli occhi gli si illuminarono, nessuno gli aveva più permesso di pedalare dopo che, per un malore, cadde in un fosso a bordo strada..
- E’ tutta colpa delle medicine. Disse.  Non litigo con nessuno quando le prendo ma ci son volte che non capisco dove sta il sopra e dove sta il sotto.
- Va bene. Risposi. Quando ti accorgi che sai dove stanno il sopra e il sotto, la prendi e ti fai un giro.
Mi abbracciò con quello sguardo che ha chi prende le medicine, quando guarda lontano come se avesse visto chissà cosa e mi raccontò di quando voleva inventare un’altalena che andava solo avanti. Non ci riuscì; quando i ragionamenti si complicavano tra calcoli e liste di materiali, fermava i pensieri e si metteva in cammino o a liberare bruchi.
- Ma a pensarci bene, questa è l’altalena che va solamente avanti. Insistette indicando la bicicletta. Quindi non la chiamerò bicicletta ma altavantilena.


1 commento:

  1. Che racconto tenero, sei speciale Massimo, hai uno sguardo che vede cose che altri non riescono a percepire.... come la bellezza dell'animo dell'Incantastorie...
    Sai? Mi piacerebbe andare un po' sull'altavantilena!

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