sabato 10 gennaio 2015

Siamo tutti anche Charlie



Io sono e non sono Charlie. 
Io sono anche Charlie.
Il giusto pensiero è il continuo cercare il giusto pensiero, perché, ne sono convinto, la meta non è un punto ma il cammino stesso. Ma anche no.
Qualcuno pensa che si può cercare il giusto pensiero di qualcun altro dissacrandolo.
Ma se si pensa che il proprio pensiero è quello giusto perché si dovrebbe pensare che bisogna dare la morte a chi lo dissacra?
Non dovrebbe essere sufficiente la forza di un  pensiero l’arma migliore a persuadere che la dissacrazione e, quindi, la satira, non sono abbastanza forti da smontarla.
Evidentemente no, perché dissacrazione e satira possono avere la forza di risvegliare quei dubbi che non si vuole veder emergere nemmeno per una frazione di istante in quanto, spesso, il timore che si ha per ciò che da origine ad alcuni pensieri è troppo grande, assoluto.
E se questo timore così assoluto è rivolto verso un dio, o questo dio è cattivo o è cattiva la mia capacità di persuadere l’altro della grandezza del mio pensiero.
Non sarebbe meglio, a questo punto, comprendere che forse sono io che necessito di più tempo per esprimere meglio il mio pensiero?
La fragilità dell’uomo è però molto più grande di qualsiasi grande pensiero e la consapevolezza di essere un piccolo punto nell’intero cosmo ma di essere forse l’unica materia che pensa a se stessa, non dovrebbero già ciò essere un grande pensiero? Non potrebbe essere questo pensiero, dio?
Bene, fin qui me ne sono andato in giro tra le mie sinapsi e non so quanto mi sono capito però penso di sapere che il mio pensiero nasce come conseguenza della lettura dei pensieri di alcune persone che secondo me hanno, o hanno avuto, buoni pensieri.
Le parole di Gesù, Maometto, Martin Luther King, Gandhi, Tich Nath Han, Sheik Bamba, Mandela, Silo più tutte le parole che ho letto di persone che hanno analizzato i pensieri di questi grandi, stanno formando i miei pensieri e questo, penso, è buon pensiero.
E, perché no,  Male”, un giornale satirico fondato nel 1977 da Pino Zac, di cui vidi la prima copia al liceo artistico di Novara e del quale comprai ogni copia una volta che andai a vivere a Cellole all’età di 16 anni, con le sue vignette dove veniva descritto Gesù, in fogge non certamente catechistiche, può aver avuto un ruolo nell’aprire il mio cervello a tutte le nozioni, anche a quelle che stravolgevano il mio timore in quel dio che suore e preti avevano cercato di inculcarmi? 
Chi avrebbe mai pensato che avrei abitato nel medesimo paese di uno degli autori del  “Male” e che sarei diventato amico di Vincenzo Sparagna che allora si chiamava Tersite? 

Ora, nella mia vita, è entrato Felix.
Mi ha aiutato a comprendere che i pensieri si rafforzano quando si integrano con altri e non quando si adeguano ad altri, in quanto l’assimilazione porta a perdere parte di quella forza che avevano in origine e, non è detto che ciò sia un bene.
Felix Adado organizza incontri con ragazzi nelle loro scuole, parlando di se e leggendo le sue poesie, trasferisce ad altri il suo nascere nel Togo e il suo viaggiare fino in Italia per far comprendere che l’integrazione è un buon pensiero.
Mi ha portato a capire che quando un ragazzo nero giunge in una comunità di bianchi a oltre 6000 chilometri di distanza non deve integrarsi in quella comunità, ma è l’intera comunità che deve integrarsi nella nuova formula in cui si è trasformata e questo deve succedere ogni volta che a questa comunità si aggiunge una nuova persona: che questa sia figlio di una persona che già fa parte di quella comunità, che venga dal comune vicino o che giunga dal Togo, non è importante.
Vincenzo e Felix  trasmettono il loro pensiero con la parola e la matita e Felix  ha ospitato alcune mie poesie nel suo ultimo libro una di queste è “Matite a vela” e con parole e matite libere, tutti siamo anche Charlie. 








MATITE A VELA

Con una matita a vela
solco i miei pensieri.
Ci salgo e la governo
seguendo rotte
tracciate nel tempo.
un filo tortuoso
pare il mio viaggio,
tra lettere e idee.
Intravvedo ora
una darsena a colori
colma di pastelli,
a volte accoppiati,
catamarani volanti
che colorano il mondo.
Colorano il vero
che vero non è.
Un nero ora cambia
e rosa diventa,
poi uno scuro grigio
di celeste si tinge.
Matite a vela
ogni tanto spuntate;
pastelli alati
da temperare ogni dì.
Ma sempre belle
bacchette di legno
con le quali il mondo
mi assomiglia di più.


1 commento:

  1. Bella la tua poesia, bello come descrivi il nostro Felix. Anche per me conoscerlo e leggere i suoi libri è servito a farmi crescere....

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