sabato 22 settembre 2012

LA FILIERA NUCLEARE
Tutti i veri costi del nucleare
Il nucleare come soluzione al riscaldamento terrestre indotto dalle attività umane?
Il nucleare come energia pulita?
Il nucleare come approvvigionamento energetico moderno e facilmente disponibile?
Il nucleare come approvvigionamento energetico a costi moderati?
Il nucleare senza ormai segreti per l’umanità?
Menzogne enormi dette senza argomentare nemmeno una delle componenti la filiera, anzi una sola viene argomentata: il grande vantaggio dato dalla tanta energia prodotta con quantità minime di carburante.
Come dato è reale ma è come se per determinare il prezzo del latte, nel computo, inserissi solamente l’atto della mungitura della mucca, senza calcolare l’allevamento del vitello; la produzione dei foraggi; le cure mediche; la costruzione delle stalle; il mantenimento dei pascoli; la pulizia degli animali e degli ambienti preposti ad ospitarli; lo smaltimento del letame e dell’urina; lo smaltimento delle carcasse e del sangue a macello avvenuto, dopo che l’animale non è più produttivamente vantaggioso e, inoltre, l’allevamento degli animali maschi che pur non producendo latte, sono di tanto in tanto, indispensabili e, per di più, nascono anche loro e anche loro vivono e muoiono.
Per funzionare, una centrale elettrica nucleare, necessita di carburante e questo è l’uranio, arricchito o no, non è che si trova in vene di roccia come per il marmo di Carrara o per il granito di Candoglia, ma è presente in piccole tracce in pietre che devono essere sgretolate, producendo scarti che comunque sono radioattivi e grande consumo di energie generate da combustibili fossili che, guarda caso, essendo lavorazioni effettuate in paesi in credito per quanto riguarda la produzione di co2, abbattono le quote di co2 dei paesi proprietari delle aziende estrattrici.
Un escamotage per rendere meno costoso lo smaltimento di questi scarti è stato quello di renderli legalmente materiali inerti; ovviamente è una presa in giro più che conosciuta dagli addetti ai lavori che però non coinvolge più di tanto l’opinione pubblica proprio a causa delle menzogne diffuse sulla loro vera natura. Quasi sempre questi materiali sono estratti laddove governi corrotti ben si prestano a questo gioco, in quanto facili e grandi guadagni vengono distribuiti ad un ristretto numero di persone nella valuta del luogo per giunta, non certamente alla popolazione che invece ne trae solo gli svantaggi dati dall’inquinamento dei terreni e delle acque dietro il quale, tra l’altro, si cela una delle più grandi motivazioni che portano alla fuga da luoghi che già sono colmi di problematiche quali ad esempio la desertificazione.
Motivazioni che portano le persone più giovani e forti a fuggire dal proprio paese che, per meglio sopravvivere, proprio di loro avrebbe bisogno, andando a rimpinzare le tasche dei moderni schiavisti che, rubandogli i pochi soldi che riescono a racimolare con grande sacrificio di tutta la famiglia li lasciano morire durante gli spostamenti nel deserto o facendoli annegare nel Mediterraneo.
Sto parlando solo dell’estrazione del pechblenda nel nord del Niger; ovviamente tutti questi costi, umani ed economici ci si guarda bene dal diffonderli e, quando nonostante tutto, emergono, li si minimizza o li si considera la giusta ammenda per tutti i benefici che portano, a noi. Prima di diventare carburante, l’uranio deve subire altri processi che vengono effettuati nei paesi proprietari della materia prima, lavorarlo sul posto permetterebbe alla nazione ospitante gli impianti di estrazione, di appropriarsi di una tecnologia che deve invece rimanere appalto delle grandi potenze, infatti, dalla scoperta del potere racchiuso nell’atomo, proprio le nazioni detentrici di questa tecnologia le fa annoverare tra le più potenti al mondo e si guardano bene dal permetterne la diffusione.
La Francia, dall’inizio del viaggio nel nucleare, in questo settore si è scavata una propria nicchia, restando per molti anni una delle tre nazioni con capacità autonome di gestirlo insieme all’ex Unione Sovietica e agli USA.
La Francia, per molti anni, ha nascosto la vera natura degli scarti generati con l’arricchimento dell’uranio, facendo credere ai francesi che si trattava di normali sassi tanto che li distribuiva anche gratuitamente a chi ne facesse richiesta per impiegarlo in riempimenti e livellamenti di terreni, propedeutici anche alla fabbricazione di stabili pubblici quali abitazioni o stadi, o per la realizzazione di piazzali per parcheggi, fino a giungere ad accumularli in discariche che una volta colme, vengono esteriormente bonificate e portate a diventare spazio verde sul quale si invitavano le famiglie a passare il proprio tempo libero attirandole con infrastrutture accattivanti quali passeggiate, tavoli, panche e barbeque.
Però, essendo questi materiali comunque radioattivi, per quanto di bassa attività, dopo anni e anni di queste pratiche, stanno sortendo i risultati negativi dati dall’accumulo di tali sostanze nell’organismo delle persone che vivono nelle vicinanze di questi luoghi. E’ vivo oggi in Francia, un movimento di persone che chiede a viva voce che: vengano chiariti i danni potenziali dati da questi materiali; vengano comunicate la vera natura dei materiali depositati nelle discariche; vengano dichiarati luoghi non agibili; vengano dichiarati luoghi a rischio e recintati per evitare che vi si possa accedere liberamente.
Tutto ciò senza nemmeno essere giunti alla produzione di energia e senza ancora aver costruito la centrale con tutte le implicazioni date dai moderni target di sicurezza ai quali bisogna attenersi con gli enormi costi che ciò comporta e senza prendere in considerazione lo smaltimento dei materiali di risulta di bassa, alta e altissima radioattività derivanti dalla produzione di elettricità. Perché se è vero che la maggior parte del materiale che viene a contatto con la filiera di produzione di energia, come attrezzature che magari sono solo potenzialmente a rischio e sono comunque da trattare con metodologie atte a togliere ogni rischio, ci sono materiali con una emività radioattiva di alcune centinaia di anni quali i materiali e i liquidi di moderazione o parti degli impianti, ci sono inoltre i residui del carburante, questo si di quantità ridotta rispetto a quella descritta sin qui, ma che prima di tornare allo stato radioattivo misurato all’atto dell’estrazione dalla miniera, necessita di centinaia di migliaia di anni.
Stanno provando a costruire depositi che forniscano la sicurezza richiesta, fallendo immancabilmente nell’intento, infatti non esiste ad oggi un deposito considerato definitivo nonostante ne abbiano già riempiti alcuni, teniamo presente che alcuni di questi depositi sono stati bloccati e uno in Germania sta all’interno di un progetto mai nemmeno preso in considerazione, di svuotamento per sopravvenute condizioni di altissimo rischio dato dal cedimento di strutture
considerate all’inizio eterne che invece si sono rivelate non più praticabili con il duplice problema di smaltire il materiale già li depositato e di bonifica del sito prima che i danni rilevati migrino verso le falde acquifere, essendo i siti colmi ormai di acque radioattive che per ora vengono concentrate pompandole nelle sezioni più profonde di quella che era una dismessa miniera di salgemma. Tale miniera era considerata sicura proprio per la sua natura, in quanto i contenitori di sostanze radioattive necessitano di luoghi asciutti che si pensava garantiti da una miniera di sale, però non si era probabilmente presa in considerazione l’intrusione dell’uomo nel sito con infrastrutture che hanno un peso sicuramente superiore a quello che era dato in origine dal salgemma stesso e nemmeno era stato considerato l’impatto delle vibrazioni date dalla fabbricazione del manufatto e dall’azione dello stoccaggio che avviene in modo automatizzato.
E’ stata presa in considerazione la stabilità politica del paese ospitante il deposito, prendendo come dato che il governo più antico sulla terra, data solo alcune centinaia di anni mentre la gestione di tali depositi deve essere garantita per migliaia di generazioni di esseri umani che stramaledirà in eterno questa nostra attuale attività criminale nei confronti del nostro pianeta?
No, non è stata presa in considerazione, o meglio, chi gestisce tutto questo adduce come scusante che negli anni a venire l’uomo riuscirà sicuramente a gestire tutto questo, nel frattempo avremo energia a disposizione per autodistruggerci con le modalità che più ci garbano togliendo risorse economiche all’attuazione di modalità di consumo energetico più compatibili con il nostro pianeta e deviando risorse economiche verso l’accentramento di produzione di energia invece che verso l’autoproduzione di piccole quantità di energia, fatto che già si sta verificando con modalità di gran lunga meno costose di pochi anni fa, ma che tolgono potere a chi vuole speculare e a chi vuole detenere il potere dato dalla produzione il larga scala di energia.
Paese
Reattori in funzione
Reattori in costruzione
Percentuale dell'energia nucleare prodotta nel 1999 rispetto al totale
Argentina
2
1
9.04
Armenia
1
0
36.36
Belgio
7
0
57.74
Brasile
1
1
1.12
Bulgaria
6
0
47.12
Canada
14
0
12.44
Cina
3
7
1.15
Corea del Sud
16
4
42.84
Finlandia
4
0
33.05
Francia
59
0
75
Germania
19
0
31.21
Giappone
53
4
36
India
11
3
2.65
Iran
0
2
0
Lituania
2
0
73.11
Messico
2
0
5.21
Paesi Bassi
1
0
4.02
Pakistan
1
1
0.12
Regno Unito
35
0
28.87
Repubblica Ceca
4
2
20.77
Romania
1
1
10.69
Russia
29
3
14.41
Slovacchia
6
2
47.02
Slovenia
1
0
37.18
Spagna
9
0
30.99
Sud Africa
2
0
7.08
Svezia
11
0
46.8
Svizzera
5
0
36.03
Ucraina
14
4
43.77
Ungheria
4
0
38.3
Usa
104
0
19.8
Fonte: Agenzia internazionale per l'energia atomica
La diminuizione drastica di costruzione di centrali nucleari verificatasi negli ultimi anni fa ben comprendere quanto non si sia veramente orientati verso questa forma di produzione di elettricità, considerando inoltre che le popolazioni ospitanti gli impianti vanno via via meglio informandosi sui reali rischi e sulla lunga vita di questi.
Cercherò qui di elencare tutto quello che deve realmente entrare nel computo dei costi considerando una consapevolezza reale delle persone coinvolte, considerando anche che nessuno nasconda alcunché e che invece di spendere pochi soldi per corrompere, si spendano quelli giusti per fare le cose per bene.
Costi per l’estrazione dell’uranio (compresi i costi di reale messa in sicurezza degli impianti e del personale operante): impianti di estrazione dalla cava; impianti di estrazione dell’u235 dalla roccia grezza; smaltimento in sicurezza dei materiali di scarto; smaltimento delle parti degli impianti sostituite per usura; smantellamento degli impianti a fine ciclo estrazione; bonifica di tutti i luoghi coinvolti nell’estrazione; bonifica di tutto ciò che viene coinvolto dagli inevitabili incidenti che normalmente intervengono in qualsiasi attività industriale ma che nel caso in questione necessità di pratiche particolarmente costose; costi sanitari dovuti a danni alle popolazioni e all’ambiente circostanti gli impianti; trasporto dei materiali presso i siti di arricchimento; elevatissimi premi assicurativi;
Costi per l’arricchimento dell’uranio (compresi i costi di reale messa in sicurezza degli impianti e del personale operante): costruzione degli impianti per l’arricchimento; messa in sicurezza degli impianti dal rischio di attacco terroristico; messa in sicurezza dal rischio errore umano con corsi di preparazione aggiornati alle ultimissime conoscenze; smaltimento degli scarti risultanti da tale attività; bonifica di tutto ciò che viene coinvolto dagli inevitabili incidenti che normalmente intervengono in qualsiasi attività industriale ma che nel caso in questione necessità di pratiche particolarmente costose; costi sanitari dovuti a danni alle popolazioni e all’ambiente circostanti gli impianti; smantellamento degli impianti a causa della programmata obsolescenza degli stessi; bonifica del sito che ha ospitato gli impianti; elevatissimi premi assicurativi.
Costi per la centrale produttrice di energia: costruzione dell’impianto; messa in sicurezza degli impianti dal rischio di attacco terroristico; messa in sicurezza dal rischio errore umano con corsi di preparazione aggiornati alle ultimissime conoscenze; sufficiente disponibilità di acqua quale moderatrice del continuo elevarsi della temperatura del nocciolo considerando che l’elevarsi della temperatura terrestre, nei prossimi anni diminuirà la portata d’acqua di fiumi e laghi; nel caso di captazione di acqua marina, bisogna considerare i costi degli additivi antiossidanti che nel caso di acqua salata, devono essere usati in grande quantità con l’aggiunta dei costi di filtraggio e smaltimento dei fanghi residui e dei filtri stessi; costi ambientali dovuti all’inevitabile innalzamento della temperatura dell’acqua durante la fase di restituzione della stessa nell’ambiente con le inevitabili implicazioni di ciò a carico dell’ecosistema; smaltimento di tutto quello che non più utile alla produzione di energia , deve essere stoccato con le modalità precise per ogni categoria dei materiali; smaltimento dei fanghi risultanti dalle varie attività di filtraggio; smaltimento dei filtri; smantellamento degli impianti a causa della programmata obsolescenza degli stessi; bonifica del sito che ha ospitato gli impianti; bonifica di tutto ciò che viene coinvolto dagli inevitabili incidenti che normalmente intervengono in qualsiasi attività industriale ma che nel caso in questione necessità di pratiche particolarmente costose; costi sanitari dovuti a danni alle popolazioni e all’ambiente circostanti gli impianti; elevatissimi premi assicurativi.
Costi per le generazioni future: smaltimento di tutto quello che stiamo generando; smantellamento degli impianti; costi sanitari dovuti a danni alle popolazioni e all’ambiente circostanti gli impianti; elevatissimi premi assicurativi; costi psicologici dati dallo spreco di energie che i futuri abitanti della Terra utilizzeranno per maledire noi.

1 commento:

  1. ecco i riflessi dell'uso indiscriminato della radioattività... e delle nano particelle che si formano nell'uso sperimentale in basi militari...

    http://sadefenza.blogspot.it/2012/04/torio-i-pastori-sono-i-piu-esposti-ai.html

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