I colori stanno nelle lunghezze d'onda della luce, a ben vedere stanno anche nei nomi, nelle religioni, nelle preferenze personali per quanto riguarda le persone alle quali ci si vuole accompagnare nella vita: colori di altezza, colori di peso, colori di occhi e capelli, colori di sesso.
Non esiste il razzismo?
Faranno di tutto per negarlo perché i fascisti utilizzano modalità di comunicazione da sempre improntate sulla menzogna e sulla dissimulazione.
Tra loro o lontano dalla possibilità di essere registrati, si vantano delle loro bravate squadriste, ma ufficialmente negano o tentano di far passare l'idea di essere loro stessi vittime della discriminazione.
Questo è vero come potrebbe risultare vero che siamo discriminanti nei confronti di chi è violento, nei confronti, quindi, di chi deve essere individuato e messo in condizioni di non nuocere all'incolumità propria e altrui.
In Italia, tuttavia, una legge che fa discriminazione tra le persone a causa di una presunta appartenenza razziale, venne promulgata solo dal regime fascista nel 1933.
Poverini, allora nemmeno potevano immaginare che avremmo potuto analizzare il dna così bene da comprendere che, ad esempio, i sardi dell'Ogliastra sono geneticamente più simili ai rumeni che ai conterranei della Barbagia eppure a nessuno verrebbe in mente di chiedere a una persona di Nuoro di procurarsi il passaporto qualora volesse visitare Tortolì.
La razza è un'invenzione culturale necessaria a chi vuole marcare lo straniero che per un traettese già risulta essere uno scaurese, figuriamoci una persona scura di pelle, di religione poco diffusa a Minturno e con una media di consonanti nel nome superiore alla media di consonanti presenti nei nomi del sud Pontino.
Vero è che dove l'unico cibo è un pezzo di pane ammuffito posato a terra, l'animale affamato fa di tutto per accaparrarselo, il problema nell'animale uomo è che la fame non si basa su sensazioni che porterebbero alla morte ma su percezioni che danno la sensazione di rinunciare al poco superfluo di cui si dispone se queste le si deve condividere con chi veramente ha fame.
Come priviamo una persone dell'indispensabile per vivere senza risultare stronzi?
Facendo credere che quel pezzo di pane ammuffito è indispensabile a noi e che l'altro, di colore diverso, con nome impronunciabile, che si fa la croce al contrario, ecc. non è umano.
Nel 1933 in Italia quella legge, serie di norme che differenziava le razze, al punto sette declamava:
"È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità."
Quanto scritto in quel manifesto ancora oggi risulta essere un paradigma per alcune persone ma coloro che, durante la quotidianità, ne applicano i princìpi, sono pochissime e assurgono con più facilità alla cronaca per la classica legge del giornalismo dove fa più notizia un uomo che morde un cane che viceversa, la maggior parte delle persone è proporzionalmente analoga al numero di mamme che amano i propri figli ma non finiscono sui giornali per le loro carezze e per il loro amore.
Dobbiamo avere pazienza e attendere che questa onda passi ma non rinunciamo mai a denunciare le discriminazioni e non facciamoci ingannare dalla propaganda che vuol far passare il razzista per uno che ha un'opinione e in quanto tale gli si deve dare l'opportunità di esprimersi perché la razza umana è una sola ed è colma di diversità ed è proprio la diversità la qualità più bella.
Paradossalmente, per essere tutti uguali, dovremmo essere tutti come Salvini?
L'uguaglianza è un paradigma senza fondamento perché, non esistendo, darà sempre modo di creare razze anche laddove tutta la popolazione terrestre fosse del medesimo colore.
L'uguaglianza tra le persone non esiste, l'uguaglianza è un concetto errato per principio, non esistono persone uguali, nemmeno due gemelli omozigoti sono uguali.
L'uguaglianza non è una condizione esistente ma un comportamento da adottare.