Mettere un uomo su una croce o impalarlo ha uno scopo
preciso: lo si rende simile alla preda da eviscerare e scuoiare.
Mettere un uomo in un campo di lavoro o in un campo di concentramento ha uno scopo preciso: lo si rende simile alla bestia da traino o a quello da allevare per nutrirci.
Mettere un uomo in un campo di lavoro o in un campo di concentramento ha uno scopo preciso: lo si rende simile alla bestia da traino o a quello da allevare per nutrirci.
Mettere un numero sul braccio di un essere umano ha uno
scopo preciso: lo si rende simile alle pecore delle quelli si vuole attestare
la proprietà.
Togliere i libri o gli strumenti di vera cultura ai piccoli
d’uomo ha uno scopo ben preciso: li si rende simili a scimmie capaci solamente
di mangiare e procreare.
Disumanizzare: questa è la prima cosa da fare quando si
vuole il controllo totale di chi si vuole sottomettere.
Quando un ragazzo di
ventiquattro anni infila il tubo di un compressore d’aria nell’ano di un
quattordicenne e chi ne scrive la cronaca adduce a scusa il fatto che il minore fosse
grasso ha uno scopo preciso: disumanizzare entrambi.
Così tutti possiamo scrollarci di dosso responsabilità
fastidiose buttandole addosso a chi non ha sorvegliato i propri figli mentre la
responsabilità è di chi ha votato persone intellettivamente deficienti che,
invece di andare a prendere i giovani per portarli nelle scuole, va nelle
scuole e toglie gli strumenti necessari a fare in modo che quegli stessi giovani ci vadano
volentieri.
Perché un giovane dovrebbe andare in una scuola gestita da
quegli adulti che a fine d’anno li giudicherà mentre quegli stessi adulti
perdono ogni autorevolezza mettendoli in aule a dir poco vomitevoli e insicure?
Perché un giovane dovrebbe istruirsi per capire il mondo
quando gli adulti che dovrebbero aiutarli li imbottiscono di calcio,
competizione e svaghi obnubilanti?
Oggi solidarizziamo con il quattordicenne che vive in un
contesto stracolmo di ignoranza senza minimamente pensare che il ventiquattrenne,
dieci anni fa, viveva in una condizione uguale, se non peggiore che,
immancabilmente, l’ha portato al gesto per il quali siamo tutti pronti a
condannarlo.
Oggi solidarizziamo con un quattordicenne vittima dell’ignoranza
ma tutti saremo pronti a condannarlo quando, fra dieci anni, infilerà il tubo
di un compressore nell’ano di un quattordicenne.
Un quattordicenne vittima di un mondo che non sa curarsi di lui.
Un ventiquattrenne vittima di un mondo che non ha saputo curarsi di lui.
Fortunatamente ci sono bimbi che, a noi adulti, ci
combattono… senza odiarci, e si prendono uno dei Nobel per la Pace più
meritati.
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