Ho letto:
Ma perché solo i paesi così
detti CIVILI...si devono sempre calare le braghe...il reato di clandestinità
esiste in tutto il mondo!!! ! noi dobbiamo essere un'eccezione??? Spiegatemi il
perché per favore...
Secondo me, laddove per
giungere clandestinamente in un paese, basta percorrere a piedi il punto di
confine, è giusto regolamentare questo movimento appunto per la semplicità
d'agire e anche in quanto più semplice porre dei punti di controllo. Se per
entrare nel paese in questione, invece di percorrere una normale strada con un
normale posto di controllo, passi attraverso campagne e sentieri secondari, sai
che stai compiendo un illecito quindi, sai di sottoporti al giudizio di chi
gestisce le regole del paese in cui vuoi entrare.
Per quanto riguarda l'Italia,
di clandestini che cercano di entrare attraverso le Alpi ce ne sono talmente
pochi che non sarebbero nemmeno un problema da regolamentare in modo
particolare.
Ragazzi che vivono guardando
i propri animali, in mezzo ad una savana, con un piede poggiato sul ginocchio
dell'altra gambe, sostenuti da un bastone al quale stanno praticamente appesi
con entrambe le mani; che vedono lo scheletro degli animali che custodiscono a
causa del poco nutrimento e della disidratazione dovuta all'inquinamento della
poca acqua a disposizione. Inquinamento dovuto dallo sfruttamento di miniere
perpetrato da occidentali senza scrupoli che nel proprio paese quelle stesse
metodologie di estrazione, per quanto ben remunerative, non le adotterebbero
nemmeno se costretti perché consci del danno che arrecherebbero.
- In Europa cercano ragazzi
volenterosi come te, che ci stai a fare qua, se riesci a procurarti duemila
dollari ti ci porto io. Disse un tizio che si era fermato con un fuoristrada,
un attimo, il tempo di rinfrescarsi un po’.
- Ma io dove li prendo
duemila dollari, per me sono troppi.
- Ma che ne sai! Gli europei
per venire in vacanza qua spendono più di quattromila euro, io con la metà dei
soldi ti faccio fare lo stesso viaggio.
Quel ragazzo, a questo punto,
torna al villaggio e racconta che un uomo gli offre l’opportunità di andare in
Europa e che se lo fa veramente, una volta giunto là, guadagnerà soldi
abbastanza da mandare a casa, tanto senza molte pretese è comunque la sua vita,
quindi, riuscirà a risparmiare molto.
L’intero clan, se non tutto
il villaggio, racimola il denaro necessario.
Il ragazzo parte, cominciando
il viaggio nel cassone di un camion che, dando le spalle al villaggio, si
infila perpendicolarmente nel deserto. Durante il viaggio che gli è stato detto
durerà poche ore, raggiungerà la tale
oasi dove potranno sistemarsi meglio.
Le ore passano e l’oasi
nemmeno si avvista, qualcuno dei passeggeri comincia ad indispettirsi, l’arsura
e la sete non favoriscono in tutti la calma, vien chiesta una sosta. Durante la
fermata alcuni passeggeri discutono con l’autista e con il suo compare. La
discussione si fa rissa, esce una pistola da una tasca e parte un colpo.
Silenzio.
L’autista urla: E adesso non
mi rompete più il cazzo altrimenti vi lascio tutti qua, salite in quel cazzo di
cassone che ce ne andiamo.
Il ragazzo sale sul camion e,
seduto sulla sponda, guarda indietro, l’orrore di quel corpo sporco di sabbia
rossa, che ancora muove spasmodicamente un piede non è sufficiente a fargli
pensare di ripercorrere a ritroso, e a piedi, le ore e ore di strada percorse a
bordo dell’autocarro.
- Però, veramente ha esagerato ad incazzarsi così con l’autista. Pensa
- Però, veramente ha esagerato ad incazzarsi così con l’autista. Pensa
Ancora ore di camion e
l’acqua che qualcuno si è portata appresso sta finendo, se si pensa che molti
nemmeno se la sono portata, il problema diventa veramente grandicello; poca
acqua, tante persone, troppo caldo.
Uno batte forte le mani sulla
cabina del camion con l’evidente intenzione di farsi notare dall’autista, il
ragazzo che sta seduto nel cassone vicino a lui ha la bava alla bocca e degli
occhi si vede solamente il bianco.
Il camion si ferma,
l’autista, con una grossa chiave ricurva già in mano e con un atteggiamento che
poco sembra pacifico comincia ad urlare, il ragazzo che batteva sulla cabina
urla qualcosa.
L’autista continua ad urlare
e dice a chi l’ha chiamato di scendere insieme a quello che sta male.
Scendono.
L’autista risale e riparte,
nemmeno aveva spento il motore, il ragazzo sceso si aggrappa allo sportello e
il compare dell’autista gli schiaccia, contorcendosi sul sedile, le dita che lo
tengono attaccato all’unico mezzo che lo può portare fuori dal deserto.
- Non ti preoccupare, tra
poco passa un camion più vuoto. Grida l’autista.
Il ragazzo seduto sulla
sponda si gira nuovamente per guardare i due rimasti a terra, quello che sta
male disteso a terra, quell’altro piegato, con le mani sulle ginocchia e con un
evidente fiatone, ha lo sguardo puntato sui propri piedi, rassegnato.
Il ragazzo giungerà sulla
riva del mare dove deve prendere la nave che lo porterà in Europa.
La nave non c’è, nemmeno
riesce a vedere dove potrebbe attaccare, mai ne ha vista una dal vero me gli
riesce impossibile immaginare che possa attraccare direttamente sulla spiaggia.
Cerca di dissipare questi
dubbi domandando al compare dell’autista, che nel frattempo è scomparso,
chiedendogli quando arriva la nave e come farà a salire a bordo.
- La nave arriva tra qualche
giorno e si salirà a bordo raggiungendola con delle barche.
- Ma come qualche giorno? E
nel frattempo che faccio? Dove vado a dormire e a mangiare?
- E che ne so io. Risponde
l’altro. Sono cazzi tuoi. Insiste.
Ha cento dollari in tasca,
nel suo villaggio l’intero capitale annuale di un’intera famiglia, quindi,
sicuramente, qualche giorno lo riesce a scampare. Pensa.
Entra in un locale per
mangiare una pietanza locale e per bere una bibita gassata. Quindici Euro gli
chiedono.
- E in dollari?
- Uguale! Vabbè dammene
tredici.
Rimangono ottantasette
dollari. Pensa.Praticamente, mi sono mangiato, in un solo scarso pasto, un mese del denaro che un’intera famiglia, al suo villaggio, ha a disposizione.
Arriva la nave, alcune barche
si avvicinano alla riva, i rematori saltano in acqua e si avvicinavano alle
persone in attesa dell’imbarco.
Il ragazzo sale su un barca.
Il ragazzo sale su un barca.
- Dieci euro. Dice il
rematore.
- Ma io il viaggio già l’ho
pagato!
- A me nessuno ha dato
niente. Risponde il rematore.
Il ragazzo scuce un altro
mese di denaro che al suo villaggio un’intera famiglia ha a disposizione.
Si accostano ad una scaletta
posta di traverso sul fianco della nave, le barche giunte dalla spiaggia, in
una tumultuosa processione si alternano per far salire i propri passeggeri
mentre chi, della nave, sta sulla scala per regolare gli imbarchi, butta a mare
una persona ogni due o tre.
Il ragazzo cerca di capire, domandandolo al proprio rematore, cosa sta succedendo.
- Sicuramente non hanno i soldi per il viaggio. Risponde.
- Sicuramente non hanno i soldi per il viaggio. Risponde.
Rincuorato che non potrà
succedere a lui la medesima cosa, comunque preso da un avvilimento sempre
maggiore, vede le persone in acqua nuotare verso la riva, maldestramente,
trascinando i pochi bagagli che vorrebbero affondare.
Finalmente tocca a lui.
Sale sulla scaletta e l’uomo
che vi sta sopra tende una mano mentre con l’altra fa il gesto che
internazionalmente vuol dire:
- Caccia i soldi.
Il ragazzo dice che sta tutto
a posto, lui, il viaggio, già l’ha pagato a quello del camion.
- OK! Dice il tipo. Qua
abbiamo un altro furbo.
- No! Ma quale furbo! Io il
viaggio l’ho già pagato.
- Ragazzo tu hai pagato per
un passaggio su un camion, ti sembra un camion questo. Dice incazzato indicando
la nave. O scendi da te o ti butto a mare io.
Il ragazzo risale sulla
barca.
Il rematore, allungando la
mano dice: - Dieci dollari.
Rassegnato capisce l’antifona
e pensando al denaro di tre mesi che una famiglia, al suo villaggio, ha a
disposizione, lui li ha spesi in due giorni, l’intera vita gli passa davanti
agli occhi, come a chi sta annegando o comunque sta vivendo gli ultimi istanti
della propria vita.
Il suo piede destro
appoggiato al ginocchio sinistro. L’ombra di una sfogliata acacia. Appeso con
entrambe le mani ad un bastone un po’ più alto di lui.
Giunge a terra e pensa ai
sessantatre dollari che gli sono rimasti e cerca di fare un calcolo di quanti
giorni potrà mangiare. Pochi.
Entra in un bar e chiede a
uno che ha proprio l’aspetto di un traghettatore del deserto, camionista, se sa
quanto costa il viaggio in nave.
- Mille dollari, conosco uno
che organizza questi viaggi, hai i soldi.
Il ragazzo si gira mentre il
tipo butta la mano indietro sopra la testa dicendo:- Ma va! Va!
Va dal barista e pronunciando
il nome del proprio villaggio chiede se sa quanto tempo ci vuole per
raggiungerlo.
- A piedi. Dice il barista
ridendo e guardando con tono di sufficienza il collega dietro al banco.
- Si, a piedi, sono un buon
camminatore, io.
- Un mese. Un mese e mezzo se
conservi per tutto il viaggio la forma fisica che hai in questo momento,
altrimenti, se questa forma non la conservi, dipende da quanto resisti e
comunque, non penso che riesci a raggiungerlo. Continua prendendo
un’espressione sinceramente seria.
- E se lo faccio con un
camion quanto mi costa il viaggio?
- Quanti soldi hai? Domanda
il camionista al quale aveva chiesto informazioni.
- Nove mesi di denaro che
un’intera famiglia, al suo villaggio, ha a disposizione. Risponde rassegnato il
ragazzo.
Nessun commento:
Posta un commento