Somma d’istanti,
distanti, di stanti.
Sono un
ciclo.
Sono un
ciclo d’istanti.
L’istante
non esiste, o meglio, l’istante ha la consistenza di un punto, quindi, non ha
consistenza.
Due punti
devono essere vicini per dare inizio ad una linea, due istanti devono essere
vicini per dare inizio ad un tempo.
Quando gli
istanti della mia vita hanno cominciato a formare la mia vita?
Molto prima
che nascessi, è così ovvio.
Istanti
attaccati tra loro erano già nella vita di chi mi ha generato e di chi ha
generato loro.
Anche quando
chi ha generato chi ha generato è morto, ha lasciato una sequenza d’istanti che
non scompare nel nulla ma continua, sommandosi ad altre somme di istanti.
Ecco come mi
spiego l’infinità di ogni singola vita, somma d’infiniti istanti, somma d’istanti
infiniti, somma di distanti infiniti istanti che precede la nascita di ciascuno
e continua dopo la morte di ciascuno.
Una vita,
una retta.
Quindi, la
somma d’istanti distanti di stanti ciascuno nel proprio tempo, quando si accostano,
formano un infinito rettangolo?
Io, stante
sul mio tempo incontro lei, stante sul suo.
Qui nascono altre
vite che si sovrappongono alle precedenti.
Due rette
sopra, due rette sotto e si forma un infinito, inesistente parallelepipedo?
Si.
No.
Come queste
rette d’istanti distanti si incrociano, in un certo istante, divergono.
Quello che
esiste, invece, è un biciclo auto pedalante, una bicicletta d’istanti che autoalimenta
i propri movimenti, praticamente, un tandem di momenti fermi, tra loro lontani.
Rette, non
più attaccate tra loro, o forse, non attaccate tra loro ma parallele anzi, che
crediamo essere parallele ma che sin dall’inizio cominciano a divergere perché
provenienti da traiettorie distanti, si allontanano in un istante di un
istante, di un punto.
Oh! Oh! Ma se sono tutte infinite e ad un certo punto divergono vuol dire che divergevano da prima.
Oh! Oh! Ma se sono tutte infinite e ad un certo punto divergono vuol dire che divergevano da prima.
Ecco perché
i nostri figli non sono nostri, ora l’ho capito, la differenza che c’è tra le
vite è l’angolo di divergenza.
Tra me e
Silvana, l’angolo di divergenza è praticamente impercettibile, le nostre vite
sono state reciprocamente invisibili per una sequenza d’istanti molto breve
quindi, prima che tornino ad essere reciprocamente invisibili dovrà passare una
sequenza d’istanti molto lunga.
Ecco perché
sembra un biciclo, osservato da fuori.
Due cicli
talmente poco divergenti tra loro da essere vicini per un’infinita infinità di
istanti.
Qualche
tempo fa eravamo solamente poco reciprocamente percettivi in quanto troppo
piccoli nella sequenza d’istanti che ci tiene qui; una volta affinata la vista
ci siamo visti e ci siamo accorti che le nostre rette d’istanti non erano, poi,
così distanti.
Sei straordinario!!!!
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