Il sole sul volto. Acceca e ghiaccia.
Non si spiegava come mai, se di
notte senza il sole faceva freddo al mattino, il suo sorgere, animava l’aria e
la gelava, se possibile, ancor di più.
- D’estate no! Diceva.
La schiena al muro, le gambe stese e divaricate; questa era la
posizione che assumeva per liberare i bruchi.
Apriva le noci e raccontava, a
nessuno e a chiunque volesse ascoltare.
Le apriva alla ricerca di bruchetti
da liberare e raccontava ciò mentre , piano, piano, menava un sasso per rompere
i gusci. Come ricompensa, i gustosi gherigli.
Passando gli regalai uno
schiaccianoci, nel ringraziare disse:
- Che bel libera bruchi!
E via nel suo racconto su come e
perché i bruchi non stanno bene al buio di una noce chiusa e della sua opera di
bruchevasione.
L’Incantastorie camminava tanto e
mi spassavo nell’ascoltarlo.
Non sempre si capiva di cosa
parlasse. Dapprima riconoscevo nome, luoghi e quale era il clima ma il tempo di
fermarmi a sedere accanto a lui fuori dalla bottega per accendermi una
sigaretta e perdevo quel filo che solo lui vedeva.
Alte volte, nel percorrere la
salita che porta al centro storico, mi affiancavo a lui e se non parlava, gli
offrivo l’occasione per farlo; bastava poco. Era sufficiente chiedergli perché un
tizio avesse quel soprannome e con le sue storie, a passo lento m’incantavo.
Sapendo che c’era un amico che
doveva liberarsi di una vecchia bicicletta, andai a prenderla.
Impolverata ma non arrugginita ne
sostituii copertoni e camere d’aria.
Il giorno dopo la portai all’Incantastorie.
Gli occhi gli si illuminarono,
nessuno gli aveva più permesso di pedalare dopo che, per un malore, cadde in un
fosso a bordo strada..
- E’ tutta colpa delle medicine.
Disse. Non litigo con nessuno quando le
prendo ma ci son volte che non capisco dove sta il sopra e dove sta il sotto.
- Va bene. Risposi. Quando ti
accorgi che sai dove stanno il sopra e il sotto, la prendi e ti fai un giro.
Mi abbracciò con quello sguardo
che ha chi prende le medicine, quando guarda lontano come se avesse visto
chissà cosa e mi raccontò di quando voleva inventare un’altalena che andava
solo avanti. Non ci riuscì; quando i ragionamenti si complicavano tra calcoli e
liste di materiali, fermava i pensieri e si metteva in cammino o a liberare
bruchi.
- Ma a pensarci bene, questa è l’altalena
che va solamente avanti. Insistette indicando la bicicletta. Quindi non la
chiamerò bicicletta ma altavantilena.
Che racconto tenero, sei speciale Massimo, hai uno sguardo che vede cose che altri non riescono a percepire.... come la bellezza dell'animo dell'Incantastorie...
RispondiEliminaSai? Mi piacerebbe andare un po' sull'altavantilena!