Io sono e non sono Charlie.
Io sono anche Charlie.
Il giusto pensiero è il continuo cercare il giusto pensiero,
perché, ne sono convinto, la meta non è un punto ma il cammino stesso. Ma anche
no.
Qualcuno pensa che si può cercare il giusto pensiero di
qualcun altro dissacrandolo.
Ma se si pensa che il proprio pensiero è quello giusto
perché si dovrebbe pensare che bisogna dare la morte a chi lo dissacra?
Non dovrebbe essere sufficiente la forza di un pensiero l’arma migliore a persuadere che la dissacrazione e, quindi, la satira, non sono abbastanza forti da smontarla.
Evidentemente no, perché dissacrazione e satira possono
avere la forza di risvegliare quei dubbi che non si vuole veder emergere
nemmeno per una frazione di istante in quanto, spesso, il timore che si ha per
ciò che da origine ad alcuni pensieri è troppo grande, assoluto.
E se questo timore così assoluto è rivolto verso un dio, o
questo dio è cattivo o è cattiva la mia capacità di persuadere l’altro della
grandezza del mio pensiero.
Non sarebbe meglio, a questo punto, comprendere che forse
sono io che necessito di più tempo per esprimere meglio il mio pensiero?
La fragilità dell’uomo è però molto più grande di qualsiasi
grande pensiero e la consapevolezza di essere un piccolo punto nell’intero
cosmo ma di essere forse l’unica materia che pensa a se stessa, non dovrebbero già ciò essere un grande pensiero? Non potrebbe essere questo pensiero, dio?
Bene, fin qui me ne sono andato in giro tra le mie sinapsi e
non so quanto mi sono capito però penso di sapere che il mio pensiero nasce
come conseguenza della lettura dei pensieri di alcune persone che secondo me
hanno, o hanno avuto, buoni pensieri.
Le parole di Gesù, Maometto, Martin Luther King, Gandhi,
Tich Nath Han, Sheik Bamba, Mandela, Silo più tutte le parole che ho letto di
persone che hanno analizzato i pensieri di questi grandi, stanno formando i miei
pensieri e questo, penso, è buon pensiero.
E, perché no, Male”,
un giornale satirico fondato nel 1977 da Pino Zac, di cui vidi la prima
copia al liceo artistico di Novara e del quale comprai ogni copia una volta che
andai a vivere a Cellole all’età di 16 anni, con le sue vignette dove veniva descritto
Gesù, in fogge non certamente catechistiche, può aver avuto un ruolo nell’aprire
il mio cervello a tutte le nozioni, anche a quelle che stravolgevano il mio
timore in quel dio che suore e preti avevano cercato di inculcarmi?
Chi avrebbe mai pensato che avrei abitato nel medesimo paese
di uno degli autori del “Male” e che sarei diventato amico di Vincenzo Sparagna
che allora si chiamava Tersite?
Ora, nella mia vita, è entrato Felix.
Mi ha aiutato a comprendere che i pensieri si rafforzano
quando si integrano con altri e non quando si adeguano ad altri, in quanto l’assimilazione
porta a perdere parte di quella forza che avevano in origine e, non è detto che ciò
sia un bene.
Felix Adado organizza incontri con ragazzi nelle loro scuole,
parlando di se e leggendo le sue poesie, trasferisce ad altri il suo nascere
nel Togo e il suo viaggiare fino in Italia per far comprendere che l’integrazione
è un buon pensiero.
Mi ha portato a capire che quando un ragazzo nero giunge in
una comunità di bianchi a oltre 6000 chilometri di distanza non deve integrarsi
in quella comunità, ma è l’intera comunità che deve integrarsi nella nuova
formula in cui si è trasformata e questo deve succedere ogni volta che a questa
comunità si aggiunge una nuova persona: che questa sia figlio di una persona
che già fa parte di quella comunità, che venga dal comune vicino o che giunga
dal Togo, non è importante.
Vincenzo e Felix
trasmettono il loro pensiero con la parola e la matita e Felix ha
ospitato alcune mie poesie nel suo ultimo libro una di queste è “Matite a vela”
e con parole e matite libere, tutti siamo anche Charlie.
MATITE
A VELA
Con
una matita a vela
solco
i miei pensieri.
Ci
salgo e la governo
seguendo
rotte
tracciate
nel tempo.
un
filo tortuoso
pare
il mio viaggio,
tra
lettere e idee.
Intravvedo
ora
una
darsena a colori
colma
di pastelli,
a
volte accoppiati,
catamarani
volanti
che
colorano il mondo.
Colorano
il vero
che
vero non è.
Un
nero ora cambia
e
rosa diventa,
poi
uno scuro grigio
di
celeste si tinge.
Matite
a vela
ogni
tanto spuntate;
pastelli
alati
da
temperare ogni dì.
Ma
sempre belle
bacchette
di legno
con
le quali il mondo
mi
assomiglia di più.
Bella la tua poesia, bello come descrivi il nostro Felix. Anche per me conoscerlo e leggere i suoi libri è servito a farmi crescere....
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