Corro su un prato, in salita
salgo su un sasso tondo, bianco
mi siedo sui talloni e
sogno.
Parole scaturite leggendo uno straordinario e meraviglioso pensiero trovato su "Grammamanti" di Vera Gheno.
Il passaggio dalla negazione dell'ingiustizia al riconoscimento dell'ingiustizia è un processo irreversibile.
I vostri occhi hanno visto quello che hanno visto. Una volta che avete assistito all'ingiustizia, non potrete mai più, in buona fede, negare l'oppressione e difendere l'oppressore. Ciò che un tempo poteva essere lealtà adesso significa tradimento. Da ora in poi, se non opponete resistenza, siete collusi.
Ma c'è un territorio a metà tra la difesa e l'attacco, un territorio di resistenza flessibile, uno spazio aperto al cambiamento. Non è un luogo facile da trovare o da abitare.
Per me l'importante non è offrire una specifica speranza di miglioramento, bensì - mostrando una realtà alternativa ipotetica e plausibile - liberare la mia mente, e quindi quella dei lettori, dalla pigra e pavida abitudine a pensare che il modo in cui viviamo ora sia l'unico possibile. È questa inerzia che consente alle istituzioni basate sull'ingiustizia di prosperare senza mai essere prese in discussione.