lunedì 30 settembre 2024

Un sasso tondo

Corro su un prato, in salita
salgo su un sasso tondo, bianco
mi siedo sui talloni e
sogno.


Parole scaturite leggendo uno straordinario e meraviglioso pensiero trovato su "Grammamanti" di Vera Gheno.

Il passaggio dalla negazione dell'ingiustizia  al riconoscimento dell'ingiustizia  è un processo irreversibile.
I vostri occhi hanno visto  quello  che hanno visto. Una volta che avete assistito  all'ingiustizia, non potrete mai più,  in buona fede, negare l'oppressione  e difendere l'oppressore. Ciò che un tempo poteva essere lealtà adesso significa tradimento.  Da ora in poi, se non opponete resistenza, siete collusi.
Ma c'è un territorio a metà  tra la difesa e l'attacco,  un territorio di resistenza flessibile,  uno spazio aperto al cambiamento.  Non è un luogo  facile da trovare  o da abitare.
Per me l'importante  non è offrire  una specifica speranza  di miglioramento,  bensì  - mostrando  una realtà alternativa  ipotetica e plausibile  - liberare la mia  mente,  e quindi quella dei lettori, dalla pigra e pavida abitudine a pensare che il modo in cui viviamo ora  sia l'unico possibile.  È questa inerzia che consente  alle istituzioni  basate sull'ingiustizia di prosperare senza mai essere prese in discussione.

lunedì 19 agosto 2024

Riciclity

 Riciclity: avviare un riciclaggio di materiale non necessario già utilizzato, all'infinito 



Un'amica,  dopo aver letto
Il tappo e attaccato alla bottiglia?  Problema risolto
che per ridere, ho scritto dopo aver visto un video tutorial utile a riconoscere i vari tipi di tappi e la motivazione delle differenze dettata da diversi modi di utilizzo,
mi ha passato un articolo di Ugo Bardi che mi è piaciuto e ha acutizzato in me alcune considerazioni che faccio da tempo.
Bardi fa notare quanto sia ipocrita e, addirittura dannosa, la motivazione che ha portato l'industria del soft drink verso la scelta di far rimanere attaccato il tappo alle bottiglie di plastica. Quello che dice mi trova daccordo su tutto tranne che sul paradigma iniziale: vendere bibite quindi produrre troppa plastica.

Io sono sempre più convinto, invece, che l'industria del soft drink non ci vende bevande bensì plastica e zucchero con il pretesto di farci bere.
L'acqua costa poco, quand'anche in regime di concessione, la pagano pochissimo. Consideriamo anche che spesso nemmeno pagano o pagano con grandi ritardi e non prima di aver perso lunghi contenziosi legali.
Se fosse l'acqua il prodotto da vendere e si avesse a cuore un'etica orientata ad una minore impronta antropica, la si venderebbe in contenitori di vetro ma siccome l'acqua non è necessario venderla perché sarebbe captabile ovunque se non irregimentata, ci fanno credere che siamo noi a volerla plastificata quindi siamo noi a doverci educare, per cui,  il tappo attaccato,  ha uno scopo didattico.
Quest'industria che fa? Installa grandi stabilimenti per produrre bottiglie,  tappi, etichette e imballaggi per confezionare roba che non hanno pagato tutt'al più aromatizzata omeopaticamente con aggiunte di zucchero con modalità avverse anche alle considerazioni del peggior sedicente medico: lo zucchero, infatti, è la droga maggiomente utilizzata per rendere enormemente appetibili tantissimi inutili alimenti e beveraggi.
Come potrebbero vendere miliardi di bottiglie di plastica altrimenti? Mica sono bacinelle che una volta acquistate riutilizziamo, se ben conservate,  anche per molti anni.
La questione tappo.
Io li differenzio da tanto, anche se il mio comune consente di conferire più materiali per caratterizzarli successivamente, a casa mia, li passiamo a chi, per fare beneficienza, li rivende come plastica più pregiata. La necessaria maggior forza per strapparlo alla bottiglia non mi fa certo desistere da questo intento.
Consideriamo anche il traporto, milioni di autotreni ogni anno sono incolonnati su strade e autostrade per portare prodotti piemontesi in sicilia e i medesimi prodotti, però siciliani, in Piemonte, o valdostani in Puglia e viceversa, rendendo le strisce d'asfalto italiane, un grande magazzino per lo stoccaggio di bancali con milioni di metri cubi di plastica che potrebbero, invece, non essere prodotti affatto.

venerdì 16 agosto 2024

Il tappo è attaccato alla bottiglia? Problema risolto!

 


Molti ritengono problematica la soluzione adottata dall'industria di far rimanere attaccato il tappo alle bottiglie di plastica, io ho trovato un modo per semplificare la possibilità di bere e di conservare separatamente il tappo dalla bottiglia, infatti i due oggetti sono prodotti con plastiche diverse che tutti dovremmo conferire, preferibilmente, in modo separato presso i depositi comunali dell'immondizia.
Procedo così: svito il tappo e gli attacco una cordicella (quelle per le tende veneziane vanno benissimo, bastano pochi metri, io ne uso circa due). Apro il bagagliaio dell'auto  e prendo il gancio per il traino in dotazione, si trova tra gli attrezzi necessari al cambio delle ruote (crik, leva coprimozzo, chiave per svitare le ruote ecc.). Avvito il gancio al paraurti dopo aver tolto il coperchietto e con un nodo savoia, per facilitarne il successivo  scioglimento, collego il gancio al tappo. La bottiglia la imprigiono dietro a due zampe di due sedie attaccate tra loro con una fascetta autoserrante che dopo l'operazione taglierò con un coltellino a lama retrattile, è vero, ogni volta butterò paio di fascette ma ne posso comperare a decine per pochi centesimi di euro. Sono fortunato ad avere il tubo di una grondaia ancorato al garage in modo abbastanza robusto al quale attaccare entrambe le sedie che, soprattutto in estate, posso lasciarvi attaccate anche per più operazioni in quanto è necessario bere più di due litri d'acqua al giorno per evitare problemi di disidratazione, d'inverno,  visto che bevo un po' meno, taglio le fascette e ogni volta che è necessario, ne prendo un paio nuove.
Ecco, ora sono pronto, la bottiglia è bloccata, il tappo è attaccato al paraurti quindi non mi resta che entrare in auto innestare la retromarcia, guardare attentamente negli specchietti retrovisori, eventualmente accendo le quattro frecce per segnalare che sto compiendo un'operazione  che può risultare pericolosa, soprattutto se non attacco bene le sedie alla grondaia, cammino all'indietro fino a tendere la cordicella che, ad un certo punto, libererà il tappo dalla bottiglia.
Compiuta l'operazione si potrò liberare il tappo dalla cordicella, prendo la bottiglia da dietro le zampe delle sedie e mi disseto comodamente, solo dopo aver riposto la cordicella in un mobile dopo aver aperto lo sportello o su uno scaffale per poter riutilizzare la medesima cordicella più volte, ricordare che il riutilizzo degli oggetti per più operazioni e un contributo che ciascuno può dare per non disperdere troppo materiale e diminuire l'impronta antropica che già sta cominciando ad essere un tantino dannosa per il nostro pianeta.
Potrà sembrare complicato, specialmente per chi è anziano e non ha qualcuno che lo possa aiutare ma, vi assicuro, dopo sole venti o trenta volte, diventa così semplice che nemmeno ricorderete più le difficoltà delle prime volte.


lunedì 13 maggio 2024

Non si smontano i sorrisi

 Tentano sempre

con spatole o altro

di staccare trecce di parole

e di sorrisi.

Chiudono le porte 

e smontano i propri

come il palco

dopo un concerto.

Tanti ne ho,

mi prendo anche i loro,

arriverà il giorno

in cui li vorranno rivedere.

Da fuori le mura

li riporterò. 

Si possono staccare,

non si possono smontare.

Si possono nascondere,

la peste passa

e subito li ritrovi.

I sorrisi son lì

insieme alle belle parole,

si intrecciano ancora,

sempre lo faranno.

I sorrisi

non si possono smontare

solamente si può 

nasconderli un po'. 


CORIANDOLANDO

 Triangoli.

Tondi, quadri e ovali,

ciascuno ha un colore

molti non l'hanno:

questo è il loro.

A strisce, a quadretti, 

ve ne sono cangianti,

alcuni son lenti,

altri balenanti.

Ci tingono a volte

sciogliendosi addosso

a volte nemmeno

ne percepiamo il contatto.

Tempo tritato in piccoli istanti

concatenati o singoli

ci appartengono tutti.

Come un filtro

li ferma un guasto orologio

se distratti o altrove

ci sfuggono a ore.

Aspettare, guardare,

i momenti passano

e passo tra loro.

Con Silvy in silenzio

a far nulla.

Non mi piace dormire

perdo istanti nell'oblio dei sogni.

Lanciati da 

un sentiero di montagna,

dalla ringhiera

di una mansarda,

nel soggiorno

ad ogni compleanno, 

in camera

ad ogni abbraccio.

Li vedo svanire

come neve sull'acqua. 

Altri ne ritagliamo

colmando l'intorno;

una piccola lettera

è stampata su ciascuno e

la nostra storia

si compone

la scriviamo

coriandolando.


Imbuti al contrario

 Sta nevicando

sui miei pensieri.

Una staccionata

di pali scheggiati

racchiude

la mia stanchezza.

Inseguo regole difficili

diluite con inganno

da persone vuote

che le imbottigliano

con imbuti al contrario.

Matite a vela

 Con una matita a vela

solco i mari dei miei pensieri.

Ci salgo e la governo 

seguendo rotte

tracciate nel tempo.

Un filo tortuoso

pare il mio viaggio,

tra lettere e idee.

Intravedo ora

una darsena a colori

colma di pastelli,  

alcuni accoppiati,

catamarani volanti

colorano il mondo.

Un nero ora cambia

rosa diventa, 

un grigio scuro

di celeste si tinge.

Matite a vela

ogni tanto spuntate;

pastelli alati

da temperate ogni dì.

Sempre belle

bacchette di legno

con le quali il mondo

mi somiglia di più.